Un Proverbio al Giorno

Un Proverbio al Giorno

Un Proverbio al Giorno

Sini gentili cu  tutti si bua mu ricuogghji hfrutti.
Sii gentile con tutti se vuoi raccogliere frutti.

Onestà e Gentilizza superanu ogni Begghjizza.
Onestà e Gentilezza superano ogni Bellezza.

Tiempu bellu o bruttu, ‘ncampagna criscia tuttu.
Tempo bello o brutto, in campagna cresce tutto.

Tìtuli avuti “mbenemerenza”, si no’ sunu sudati no’ valanu nenta.
Titoli avuti per “Benemerenza”, se non sono sudati non valgono niente.

Miegghjiu no’ dira ca ’ncominciara e no’ fhinira
Meglio non dire che iniziare e non finire.

Poseggha e Pasta, de sula basta.
Faggiola con la Pasta, da sola basta.

Quandu chjiova a menzijuornu, chjiova tuttu lu jiuomu.
Pioggia di mezzoggiorno, dura tutto il giorno.

A Ottobbre, l’alivu tantu cchiù penda e tantu cchiù renda.
A Ottobre, l’ulivo tanto più pende, tanto più rende.

A la casa duva no’ ‘nci su’ hfigghji, no’ bussara ne’ pe’ sordi ne’ pe’ cunsigghji.
In casa dove non ci sono figli, non bussare ne’ per soldi ne’ per consigli.

Cu mangia a matinata, jetta nu muru cu na manata.
Chi mangia di prima mattina, butta un muro con la sua manina.

Si l’annu è Bisiestu no’ fara nugghu Anniestu.
Se l’anno è Bisesto non provare a fare Innesto.

Si lu Cielu è stigghatu, la matina è tuttu ’nghjielatu.
Se il Cielo è Stellato, il mattino è gelato.

Ogni annu chi vena, fha sperara sempre bena.
Ogni anno che viene, fa sperare sempre bene.

Si chjiova troppu ‘nta Novembre, ‘nc’è troppu vientu ‘nta  Dicembre.
Molta pioggia in Novembre, molto vento in Dicembre.

Si nci pruovi ‘ntiempu, pua guadagnara tiempu.
Osando a tempo, si guadagna tempo.

Cassalora senza sala, china o vacanti è sempra guala.
Pentola senza sale, piena o vuota è uguale.

Si l’Uortu è ‘nta l’arsura, puocu o nenta dura.
Se l’orto è nell’arsura, poco o niente dura.

Si Giugnu no’ fha sudara, li fhrutti fha scarzijiara.
Se Giugno non fa sudare, il raccolto fa scarseggiare.

Tutti li cani movanu la cuda e ogni cretinu vo mu dicia la sua.
Tutti i cani muovono la coda e tutti gli sciocchi vogliono dire la propria.

Duva stringianu li scarpi, lu sa sulu cu li porta.
Dove stringono le scarpe, lo sa solo chi li porta.

Si no’ si po’ hfara cuomu si vò, si hfa cuomu si po’.
Se non si può fare come si vuole, si fa come si può.

Dicembre gelatu, no’ va disprezzatu.
Dicembre gelato, non va disprezzato.

Prima mu duni buoni cunsigghji, hai mu duni buoni esempi.
Prima di dare buoni consigli, bisogna dare buoni esempi

Quandu arriva la Minestra, no’ ’nc’è cchiù sinistra e mancu destra.
Quando arriva la minestra non c’è più sinistra e nemmeno destra.

Mu ti hfai n’amicu basta nu bicchieri de vinu, mu mantieni l’amicizia no’ basta na vutti.
Per farsi un amico basta un bicchiere di vino, per conservarlo non basta una botte.

Miegghjiu puocu ma cu onori, ca tantu cu virgogna.
Meglio poco con onore, che molto con vergogna

Nu zzappaturi ’mpiedi è cchjiù randa de nu nobili nginuocchjiu.
Un contadino in piedi è più grande di un nobile in ginocchio.

No’ ‘nci serva la scienza a cui non’hava esperienza.
Non serve la scienza a chi non ha esperienza.

Uogghjiu, acitu, pipi e sala fhanu sapurita puru ‘na stivala.
Olio, aceto, pepe e sale fan saporito pure uno stivale.

Cu zzappa fhujiendu ricogghjia ciangiendu
Chi zappa fuggendo raccoglie piangendo

Si sì Onestu, Dio fha tuttu lu riestu.
Se sei onesto Dio farà il resto.

Na pianta cu tanti fhrutti, no’ li matura tutti.
Una pianta che ha molti frutti non li matura tutti.

Quandu la fhami trasa da’ porta, l’amuri nescjia da’ fhurnesta.
Quando la fame entra dalla porta, l’amore esce dalla finestra.

Si no’ t’aiuta la Scienza, affidati a la provvidenza
Se non t’aiuta la scienza, affidati alla provvidenza.

Cu si vruscjiau cu l’acqua cavudda si Spagna puru de l’acqua fhridda.
Chi si è scottato con l’acqua calda ha paura anche dell’acqua fredda.

Si sai, decidi sulu, si no’ sai senta l’attri.
Se sai decidi da solo, se non sai ascolta gli altri.

Cu nu puocu de coraggiu si fhina ogni viaggiu
Con un pò di coraggio si finisce ogni viaggio.

Quandu lu Piru è maturu, cada de sulu.
Quando la pera è matura, cade da sola.

Hfimmina chi ciangia e cavagghu che suda, sunu cchiù favuzzi de Giuda.
Donna che piange e cavallo che suda, sono più falsi di Giuda.

Non è riccu cu hava tantu ma cu menu ha bisuognu.
Non è ricco chi ha tanto, ma chi di meno ha bisogno.

Saccu vacanti no’ sta mpiedi.
Sacco vuoto non sta in piedi.

Cu pianti e lamienti no’ si cura lu mala de dienti.
Con lacrime e lamenti non si cura il mal di denti.

Cu lu fhuocu, la fhimmina e lu mara, nc’è puocu de scherzara.
Col fuoco, con la donna e con il mare, c’è poco da scherzare.

Cu simina supa la rina, ricogghjia sulu ncazzatina.
Chi semina sulla sabbia raccoglie solo rabbia

Cui domanda no’ sbagghjia mai.
Chi domanda non fa errori.

Lu Carvuni o vruscia o tingia
Il carbone o scotta o tinge.

Le Mamme stringono le mani dei loro bambini per un po’ e il loro cuore per sempre.
Le Mamme stringono le mani dei propri figli per un po’ e il loro cuore per sempre.

Vivira senza fhatigara è na vogghja vecchia.
Campar senza lavorare è una voglia molto antica.

Amara la vicina è nu vantaggiu: la vidi sempre e no’ fai viaggiu.
Amar la vicina è un gran vantaggio, si vede spesso e non si fa viaggi.

Si nci lavi la testa all’asinu, pierdi l’acqua e lu sapuni.
A lavar la testa all’asino ci rimetti l’acqua e il sapone.

L’amuri nuovu vajia e vena, l’amuri viecchju si mantena.
Amor nuovo va e viene, amor vecchio si mantiene.

Lu viecchju canta puocu ma cunta tantu.
Il vecchio canta poco ma non manca mai di raccontare.

Pe’ nu buonu cunzigghjiu no’ nc’è prezzu
A buon consiglio non si trova prezzo.

Pemmu cundi la ‘nzalata: puocu acitu, assai ogghjiata e de sala na’ pizzicata.
A ben condire l’insalata ci vuole poco aceto, poco sale e molto olio.

Non c’è carni de vucceria chi lu cana o lu gattu no’ si porta via.
Non c’è carne di macelleria che il cane o il gatto non si parta via.

La Croce sul Monte Contessa

La Croce sul Monte Contessa

Riviviamo, attraverso un testo trascritto da Don Francesco Arciprete Panzarella, nato a Curinga ma, Parroco a Jacurso, le paure vissute dal popolo nel passaggio dal secolo 1800 a quello del 1900, durante il quale si credeva che potesse arrivare la fine del mondo.
Anche noi abbiamo vissuto questo tipo di trauma nel passaggio tra il 1900 e il 2000, non per paura che potesse arrivare la fine del mondo ma, col problema” informatico” del Millennium bug, conosciuto anche come Y2K bug.
La Croce sul Monte Contessa  Era “voce di popolo “che all’inizio di un nuovo secolo sul monte più alto venisse impiantata una grande croce. Quell’anno del nuovo secolo 1900, venne organizzata dalle parrocchie di Cortale, Jacurso, Maida, San Pietro a Maida e Curinga una cerimonia religiosa da tenersi a Maida e il giorno successivo recarsi sul Monte Contessa, territorio di Jacurso, per piantare una grande croce.
Doveva essere il saluto al nuovo secolo nel nome del Signore.
La cerimonia si tenne nel Settembre del 1901. Con ritardo notevole rispetto all’inizio del nuovo anno.
Non fu tanto per paura del cattivo tempo, durante il periodo invernale, piuttosto, come succede puntualmente per ogni particolare avvenimento, si pensava e si temeva che sarebbe arrivata la fine del mondo in coincidenza con la fine del secolo 1800.
Fin qui le dicerie popolane tramandate, mentre la cronaca di quell’evento ci narra che intervennero più di seimila persone, appartenenti ad ogni ceto sociale e che funzioni solenni con dei bei discorsi si tennero a Maida nella Chiesa di San Domenico per principiare la festa e a Jacurso nella Chiesa di San Sebastiano martire per la chiusa della festa.
Il testo integrale viene riportato tradotto dall’originale dal quale si riporta una copia a memoria del l’Arc. Don Francesco A.  Panzarella sacerdote a Jacurso.

Il testo trascritto come dall’originale da
Don Francesco Arciprete Panzarella.

Il giorno 29 settembre 1901, sul Monte Contessa territorio di Jacurso venne inaugurata una croce commemorativa per il XX secolo.
Promotori furono il Comitato parrocchiale di Maida e i cleri dei comuni di Maida, Jacurso, San Pietro a Maida, Curinga e Cortale. Il 28 di detto mese Monsignor Domenico M ° Valensise Vescovo di Nicastro accompagnato dal comm. Pisani e dal Provicario di Nicastro Can.º Laureana venne in Maida e diede principio alla festa dell’inaugurazione della Croce con una riunione interparrocchiale nella chiesa di San Domenico nella quale vi furono dei bellissimi discorsi.
Il 29 sul Monte contessa intervennero più di seimila persone di tutti i paesi circonvicini, non intervenne però Monsignor Vescovo per motivi di salute.
Ogni Parrocchia venne ben rappresentata ed anco Jacurso, oltre il clero, a capo l’Arciprete sottoscritto, il Comitato Parrocchiale, la Congregazione di Maria SS ° della Salvazione, il terz’ordine di San Francesco ed i soci dell’apostolato della Preghiera.
Vi concorse ogni ceto di persona dalla signorina alla donnicciola dal gentiluomo al più vile della pleba. In detto giorno si benedisse la Croce ai piè della quale si celebrò la messa dal can° Laureana di Nicastro rappresentante il vescovo. La sera venne fatta la chiusa della festa in questa chiesa parrocchiale dietro due discorsi di circostanza tenuti l’uno da un tal Caruso studente universitario di Maida e l’altro dal prelodato comm. Piisani

Francesco Arciprete Panzarella

I TERREMOTI IN CALABRIA FINO AL 1639

I TERREMOTI IN CALABRIA FINO AL 1639


I principali rilievi della Calabria ( Catena del Pollino, altipiani della Sila, cima di Botte Donato, monte di Tiriolo, Reventino, le Serre e Aspromonte ) negli ultimi 10000 anni si sono sollevati di oltre 1000 metri col conseguente sprofondamento delle fosse marine.

L’Appennino calabrese è sepolto da una corazza cristallina estranea ( disfacimento di antichi sistemi montuosi, probabilmente alpini). La parte estranea superiore, sollevandosi, si è spezzata in più punti critici dando origine alle faglie.

Periodicamente la pressione che solleva la parte superiore del terreno diminuisce bruscamente dando origine così ai terremoti.

Un’altra causa di fenomeni sismici è la strozzatura esistente sull’asse S. Eufemia-Catanzaro.
Molta importanza hanno anche le attività dei vari vulcani, visibili e non, a causa dell’emissione di lave vischiose che raffreddandosi rapidamente in cima provocano le continue esplosioni per espellere il ” coperchio ” già freddo.

ELENCO (31) DEI TERREMOTI IN CALABRIA DAL 316 D. C. AL 1638
– 316 terremoto e distruzione della città di Nicastro .
– 365-369 vasto terremoto in Calabria, Sicilia e basso Tirreno.
– 10/12/968 forte terremoto a Rossano.
– 24/5/1184 terremoto nella valle del Crati.
– Marzo 1230 forte terremoto a Reggio e nella Calabria sud.
– 1310 molte scosse nella Calabria meridionale.
– 25/2/1509 distruzione di molte case a Reggio.
– Gennaio 1544 molte scosse in Calabria.
– 11/11/1561 terremoto rovinoso a Reggio.
– 8-13-16-19/11/1596 ripetute scosse in tutta la Calabria.
– 25/8/1599 ripetute scosse con danni i Calabria.
– 20/7/1609 rovinoso terremoto a Nicastro con danni alla Cattedrale ed al castello.
– 1614 forti terremoti in Calabria
– 1619 ripetuti terremoti in Calabria
– 3/2/1624 terremoti in Calabria meridionale.
– Marzo-Aprile/1626 terremoto a Girifalco.
– 8/6/1634 terremoto a Misuraca, Policastro, Belcastro e Simeri con 10 morti, 45 chiese e 1153 case distrutte
– 27/3/1638 terremoto disastroso a Nicastro e valle Savuto.
– 28/3/1638 replica distruttiva nelle zone di Filogaso, Francavilla Angitola, Castelmonardo, Montesoro, Girifalco ecc.
– 8/6/1638 nuova replica nelle zone di Rocca di Neto, Mesoraca, Petilia Policastro, Longobuco ecc.
(citazione F.A. Cefalì Da Monsauro a Montesoro)
TERREMOTO DEL 1638
Il terremoto del 1638, di forte intensità, forse di origine vulcanica per l’eruzione dello Stromboli superò i diecimila morti.
Dalla relazione dell’accademico Urso si possono dedurre tutti i morti e i danni nelle principali città della Calabria
NICASTRO
uomini morti 538; donne 647; monaci 15; case tutte diroccate; caduto un bellissimo convento dei Domenicani.
SAMBIASE
uomini morti 271; donne 487; bambini 9; case tutte diroccate.
S.EUFEMIA
uomini morti 51; donne 89; sacerdoti 2; monaco 1; distrutta una bellissima chiesa.
FEROLETO
uomini morti 72; donne 98; sacerdoti 1; case tutte distrutte.
GIRIFALCO
uomini morti 27, donne 22, bambini 9, case quasi tutte diroccate.
CASTELMONARDO
uomini morti 12; donne 22; bambini 26; sacerdoti 1; monache bizoche 2; case quasi tutte distrutte; i cittadini rimasti esprimono il desiderio di cambiare le abitazioni in altro luogo
CATANZARO
donne morte 3; sacerdote 1; chiese e monasteri con danni 18; case inabitabili 315; danni al palazzo della Regia, alla chiesa maggiore e alla casa del vescovo.
MAIDA
uomini morti 5; donne 3; bambini
3; case diroccate 92; case inabitabili 66; castello dei principi danneggiato.
CURINGA
bambini morti 1; molte case cascate e molte danneggiate.
S.PIETRO
non vi sono morti ma case diroccate 70.
FRANCAVILLA
uomini morti 16; donne 3; bambino 1; case diroccate 71; case distrutte 64; castello rovinato; le case interessate erano tutte di pietra anche se il paese era conosciuto come terra di “Presta” per il tipo di muratura.
MONTESORO
niente morti; case diroccate 71, chiese 2; molto danno.
POLIA
non vi sono morti; case diroccate 30; case inabitabili 84
MONTEROSSO
nessun morto; case cascate 33, chiese 1; ospedale 1