Il Garofano

Il Garofano Aprile 2023

Il Garofano Febbraio 2023

Campionati dal 1947 al ’59

CAMPIONATO CALCISTICO 1947/48

 Il primo Campionato di Prima Divisione dell’anno 1946/47 vede vincitrice (come detto) la vicina “Vigor Nicastro” e l’entusiasmo raggiunge anche Curinga tanto che, l’anno successivo (Campionato 1947/48), anche Curinga ne chiede l’iscrizione e la partecipazione alla Prima Divisione.

La Lega, visto il numero e la zona di provenienza della varie squadre di calcio affiliate, decide di formare ben tre gironi comprendente otto formazioni ciascuno; il primo denominato montano, il secondo Ionico ed il terzo ed ultimo Tirrenico. E’ proprio in quest’ultimo che il “Curinga” trova allocazione assieme a: Vigor B Nicastro, Vibonese, Cittanova, Pro Palmi, Mamerto, Tropea, Bagnara, Taurianova, Calcementi Vibo Marina. Le prime due di ogni girone (escluse le formazioni B) si qualificano per il girone finale e quindi per contendersi il posto nel nuovo campionato di Promozione o di Quarta Serie.

In finale, a conclusione della stagione agonistica si ritrovano: Esperia Castrovillari, Rossano, Locrese, Mamerto e Pro Palmi.

Riuscì a prevalere fra tutte la Pro Palmi (squadra del Girone Tirrenico) che guadagna così il passaggio alla Categoria Superiore.

Il Curinga si difende con grande dignità riuscendo ad ottenere vittorie importanti (quale ad esempio quella sulla Calcementi per 3-0) ben ricordata ancora dai giocatori del tempo ma, non è riuscita a primeggiare su formazioni che di certo erano più attrezzate ed organizzate di Lei.

La squadra dell’U.S. Curinga che affronta questa prima avventura in Campionati riconosciuti dalla Lega Calcistica Calabrese, è gestita a livello dirigenziale dai soliti Gaudino G.B. , Lo Russo V.,    Piro D. , Mastro Argantonio ecc. e, schiera tra le sue fila solo due elementi locali (Calvieri G.Battista e Mazza Giuseppe) tutti gli altri provengono da fuori e richiedono spese di gestione e retribuzione tali che, come vedremo, porteranno l’ U.S. Curinga a gravi crisi finanziarie e conseguente cambio di gestione dirigenziale. La formazione comprende: Popello (portiere, proveniente da Nicastro) che sostituisce il portiere locale De Sando Tommaso; Leone  (terzino destro, proveniente da Sambiase); Mauggeri (terzino sinistro, proveniente da Nicastro e che funge sia da giocatore che da allenatore); Gagliardi (mediano destro, proveniente da Cetraro);

Porchia ( centromediano, proveniente da Nicastro); Calvieri (mediano sinistro, giocatore del luogo); Occhiuzzi (ala destra, proveniente da Cetraro); Mercuri (mezzala destra proveniente da Nicastro); Mazza (centravanti, anche se aveva iniziato la sua carriera da difensore) anche lui giocatore del luogo; Malerba (mezzala sinistra, proveniente a Nicastro); De Notaris (ala sinistra, proveniente da Cetraro ?);

I giocatori provenienti da fuori (9/11) venivano retribuiti e gli venivano rimborsate tutte le spese viaggio.

I costi erano per i tempi abbastanza proibitivi tanto che, più volte, la società si trovò in gravi difficoltà economiche.

CAMPIONATO CALCISTICO 1948/49

 Il Campionato 1948/49 vede il Curinga sicuramente impegnato nel girone C di Prima Divisione e ciò è confermato da un Bollettino datato 18-5-1949 che riguarda le squadre di Mamerto, Vibonese, Sambiase, Polifrondi, Calcementi, Palmese B e Bagnara e che viene spedito ai Presidenti delle squadre interessate.

Si qualificheranno per contendersi l’unico posto disponibile nel campionato di Quarta Serie le prime tre classificate.

Il Fatto: Il campionato è in pieno svolgimento quando si consuma la sciagura di Superga dove il grande Torino di Maroso e Mazzola trova la Morte.

Tanta commozione ma, il campionato procede e si conclude, dopo una accesa partita tra il Castrovillari e il Roccella finita a favore di quest’ultima che però rinuncia alla iscrizione alla Categoria superiore (Forse i soliti problemi Economici che, per i tempi, erano quelli che maggiormente condizionavano la vita sportiva dei piccoli centri con piccole squadre).

Anche in questo caso il Curinga ha ben figurato difendendo al meglio l’onore del Paese riuscendo a ben figurare per la seconda volta consecutiva nella sua storia calcistica, nei Campionati riconosciuti dalla Lega Calcistica Calabrese.

Schiera tra le sue fila gli stessi elementi dell’anno precedente con solo due elementi locali (Calvieri G.Battista e Mazza Giuseppe tutti gli altri provengono da paesi più o meno vicini.

L’ U.S. Curinga a causa delle pesanti spese di gestione si trova in grave crisi finanziaria e due anni dopo, come vedremo, cambierà gestione dirigenziale.

La formazione comprende:

  • Popello (portiere, proveniente da Nicastro) che sostituisce il portiere locale De Sando Tommaso;
  • Leone (terzino destro, proveniente da Sambiase);
  • Mauggeri terzino sinistro, proveniente da Nicastro e che funge sia da giocatore che da allenatore;
  • Gagliardi (mediano destro, proveniente da Cetraro);
  • Porchia (centromediano, proveniente da Nicastro);
  • Calvieri (mediano sinistro, giocatore del luogo);
  • Occhiuzzi (ala destra, proveniente da Cetraro);
  • Mercuri (mezzala destra proveniente da Nicastro);
  • Mazza (centravanti, anche se aveva iniziato da difensore) anche lui giocatore del luogo;
  • Malerba (mezzala sinistra, proveniente da Nicastro);
  • De Notaris? (ala sinistra proveniente da Cetraro)

 
Tutti i giocatori provenienti da fuori venivano anche in questa occasione retribuiti, e gli venivano rimborsate tutte le spese, comprese quelle di viaggio.

CAMPIONATO CALCISTICO 1949/50

La Prima Divisione del Campionato Calcistico 1949/50 vede ancora il Curinga inserito nel girone D assieme alla Calcementi, S.Francesco di Paola, Bagnara, Vibonese, Paolana, Sambiase, Gioia Tauro.

Un campionato sicuramente non facile visto che il Curinga, con Bollettino datato 13-4-1950 si vede costretto a Rinunciare alla gara contro il Calcementi e quindi perde a tavolino contro la stessa.

Problemi organizzativi? I Problemi economici più volte ricordati? Ammutinamento dei giocatori?

A noi non è concesso saperlo.

Disputano la finale le prime classificate dei quattro gironi e la spunta la fortissima U.S. Paolana (ancora una volta squadra appartenente allo stesso girone dell’U.S. Curinga) acquisendo il diritto di accesso alla Quarta Serie.

Vengono riportate qui di seguito, una serie di annotazioni riferite a quest’anno Calcistico che riguardano spese societarie nonché una formazione che si trovano scritte su una piccola agenda personale dell’allora Presidente Sig. Gaudino G.Battista.

Formazione: (in ordine numerico così come sono scesi in campo) Ferraro (DePace); Fragalà; Mazza;

anzarella; Calvieri; Sgromo; Aracri; Lapa; Cefaly; Baroni; DeFina. Riserve Paparatto Antonio; Trovato.

E’ importante a questo punto riportare alcune spese che la Società affrontava per sostenere la squadra di Calcio, spese che, come vedremo, riguardano non solo quelle di viaggio per i giocatori che provenivano da fuori, ma anche spese per generi alimentari e non.

Sono interessanti sia per le  ” voci di spesa ” che per i costi che, pur sembrando oggi ridicoli, per i tempi in cui sono stati sostenuti dovevano essere esosi.

Spese partita del 5-03-1950: G.Battista Calvieri £ 200 ; Spese viaggi Giocatori £ 2.600; per cena giocatori £ 1.000; Camera d’aria (Defina ) £ 300; Viaggio Defina £ 1.700; Bando riunione Soci £ 100; Lacci per Scarpe £ 50; Carne per i giocatori £ 679; Pasta (Angelo Currado) £ 203; DePaola (Bagnara) £ 800; Viaggi “Postale” £ 1.800; Viaggi Treno (Bagnara) £ 9240; Viaggi Treno Canzoniere £ 500; Viaggi Treno Dell’Aquila £ 500.

Già da queste piccole note, si può dedurre che la Partita a cui si riferiscono le spese non può essere che Bagnara – Curinga giocata a Bagnara contro la squadra locale. Si evince dalla spesa “Viaggi Treno £ 9240 ” che altro non può essere che una trasferta dell’intera squadra.

Incasso al Campo Sportivo: £ 4.821 più 1 Dollaro, in totale £ 6.021.

Ricevute complessivamente: G.Battista Calvieri £ 5.000; Prof. Tagliati £ 3890; Monteleone P.Antonio £ 5421 più 1 Dollaro. Da Monteleone P.Antonio £ 3600 di spesa, il resto in danaro.

Sono semplicemente appunti di spesa ma, quello che colpisce maggiormente è la puntualità con cui, ogni cosa viene trascritta. Fa ridere di certo la spesa riportata in un foglio successivo che segnala   l’acquisto di chiodi e spago per accomodare le reti, come pure le 40 Lire per “Vino” spese per l’Autista del Camion (Sig. Currado” Stivalina “) usato per le trasferte della squadra che comportava una spesa di £ 4900. Vengono riportati con scrupolosa puntualità anche gli introiti che la Società otteneva attraverso i contributi volontari di Soci sostenitori Ordinari. Si legge: Polito Rocco £ 100; Panzarella F. Antonio £ 100; Alberto Raffaele £ 100; Curcio Domenico £ 100; Mazza Vito di Vincenzo £ 100; Avv. D. Diaco £ 100.  Totale £ 600 (Quote ricavate dai contributi dei Soci Ordinari) .

Dal punto di vista agonistico, si intravede in questa nuova annata calcistica l’inserimento di qualche altro elemento del luogo ma ancora, sono solo piccole apparizioni

Hanno modo di giocare i seguenti giocatori del luogo: Attanasi Basilio; Attanasi Giuseppe; Garofalo Alessandro; Sgromo Domenico; Mazzotta Giuseppe(II); Mazzotta Giuseppe(I); Anania Matteo; Bevilacqua Bernardino; Bianca Annunziato; Senese Pier Camillo.

Sarà l’anno 1950/51 a dare maggiore sfogo all’esigenza e alla domanda di “gioco” dei giovani locali.

 CAMPIONATO CALCISTICO 1950/51

 La stagione 1950/51 vede un totale rinnovamento sia nel gruppo dirigenziale che nel parco giocatori che, L’U.S. Curinga si trovava a gestire.

Il Sig. Severino Serrao, constatata la ormai difficoltà economica in cui si trovava a navigare la U.S. Curinga, decide assieme ad altri, tra cui il Sig. Lo Russo Domenico (Direttore delle Poste di un Paese vicino e che lo sostituirà poi nella carica dirigenziale), di fondare una nuova Società la “Libertas Curinga”.

Si tratta di una Società che annovera Soci Ordinari e Soci Sostenitori, con Tessere di affiliazione predisposte per un pagamento di quote minime di sostentamento della stessa Società.

Si può finalmente dare sfogo all’entusiasmo e alle abilità calcistiche dei giovani del luogo e così facendo si svincola la Società di quelle spese esose che hanno portato allo sfascio la Società dell’U.S. Curinga degli anni precedenti.

Nella stagione 1950/51 i campionati vengono ristrutturati e viene istituita per la prima volta, affiancando la Prima Divisione, anche la Seconda Divisione, Categoria presso la quale il Curinga preferisce affiliarsi forse per motivi di “Vicinanza di Trasferte” che a quel tempo non erano certo facili da affrontare.

Le formazioni che si iscrivono inizialmente al Campionato di Seconda Divisione sono: Catanzaro Marina, Polistena, Soverato, Tropea, Catanzaro Sala, Cetraro, Monasterace Marina, Nicotera, Rizziconi, S. Demetrio Corone, Seminara, Settingiano e Tiriolo.

A distanza di qualche giorno, il numero cresce a dismisura e si iscrivono anche:
Praja a Mare, Diamante, Scalea, Paola B, Rende, Castrovillari, Juventus, Scalese di Corigliano, S. Onofrio, Pizzo, Curinga, S. Caterina Jonio, Assi di Soverato

Le squadre vengono divisi in tre Gironi.

In tale categoria il Curinga vi rimane per parecchio tempo fino a quando una ulteriore trasformazione dei campionati non ne istituisce la Prima, la Seconda e la Terza Categoria, così com’è strutturato ai nostri tempi.

La squadra, ben attrezzata, si difende onorevolmente perché le squadre del girone di appartenenza sono abbastanza forti e di caratura tecnica sicuramente superiore alla nostra.

Del resto, la Prima e la Seconda Divisione dell’epoca lo richiedevano, visto che si  affrontavano squadre di notevole caratura e con ben altre forze economiche alle spalle.

La Vigor B di Nicastro, la Vibonese, la Calcementi di Vibo Marina, il Cittanova, la Palmese ecc., erano di certo squadre ben quadrate e ben organizzate e Curinga, (i fatti lo confermano), non era da meno.

La squadra del 1950/51 annoverava tra le sue fila i seguenti calciatori locali:

De Pace Antonio (portiere), Bruno Pasquale o De Sando Nicola (terzino destro), Sgromo Domenico (terzino sinistro), Gallo Domenico (mediano destro), Attanasi Basilio (centromediano), Veneziano Giovanni (mediano sinistro), Mazzotta Giuseppe II (ala destra), Trovato Giuseppe (mezzala destra), Anania Domenico (centravanti), Mazzotta Giuseppe I (mezzala sinistra), Anania Matteo (ala sinistra ma spesso schierato anche come difensore).

 Gli anni ’50 sono anni socialmente difficili. Si è ancora lontani dalla soluzione dei problemi sociali ma, nonostante tutto, il vivere sociale della nostra comunità è tranquillo e sereno.

La nostra squadra di calcio ha ormai lasciato il segno in ogni angolo della Regione, in tutti i posti dove è stata agonisticamente impegnata.

Una squadra forte, ben organizzata che aveva in Cefalì l’espressione massima di tecnica ed eleganza calcistica.

Il pubblico veniva “deliziato” dalle sue eccellenti giocate, e le squadre avversarie temevano più del dovuto la nostra squadra proprio per la presenza di tale giocatore.

La sua presenza in campo era quindi garanzia di spettacolo e spesso di risultato e per questo, il pubblico sugli spalti era sempre più numeroso.

Nel campionato dell’anno 1950, si racconta , che Cefalì (giocatore non tesserato ), giocava spesso  sotto falso nome di Bianca Annunziato.

Con lui in campo siamo competitivi contro tutti e tutti ci temono.

Un fatto da ricordare .

Si affronta una trasferta in quel di Seminara.

Il viaggio è lungo e la squadra è costretta a partire fin di prima mattina.

E’ per questo che, ogni giocatore , personalmente, deve provvedere in prima persona al proprio sostentamento alimentare .

Colazione a sacco quindi con contenuto vario e personalizzato.

Pane fatto in casa, olive ,formaggi vari, soppressate e qualsiasi altro ben di Dio arricchiva la colazione di ognuno .

I giocatori, amici e compagnoni tra loro, erano soliti sfottersi e farsi dispetti vicendevolmente.
Si arrivava a rubarsi e a nascondere ogni sorta di cosa personale e, figuriamoci le colazioni e le cose da mangiare che fine avrebbero potuto fare.

Ognuno era quindi sospettoso dell’altro e si adoprava ad ogni stratagemma (borse ermeticamente chiuse, cassetti con lucchetti) e quanto altro potesse servire per difendere le proprie cose.

Il portiere De Pace era convinto di avere trovato la difesa sicura delle sue cose personali attraverso l’uso di una cassetta chiusa con chiave e che quindi, secondo lui, era inattaccabile.

Così non fu perché, proprio in quella trasferta a Seminara, in momenti non sospetti, e prima della partita, Sgromo Domenico, Attanasi Basilio e Mazzotta Giuseppe, con abilità insospettate e con saper fare, hanno scassinato anche la cassetta ” ermeticamente chiusa ” del De Pace e si sono impossessati delle cibarie di tutti i giocatori ingozzandosi fino all’impossibile.

Fu così che tutti o quasi tutti rimasero a digiuno senza un minimo di cosa per alimentarsi.
Durante la partita i tre “malfattori” chiedevano costantemente acqua da bere, non tanto per placare il sudore  quanto per calmare l’arsura per tutto ciò che erano riusciti a mangiare.

Il resto della squadra, a stento riusciva a mantenersi in piedi, figuriamoci a contrastare l’avversario.

Il risultato finale è di quelli inenarrabili, 9 a 0 a favore dei locali che però fu ribaltato a tavolino perché, per contrastare il nostro ” fuoriclasse” Cefalì, anche loro si erano spudoratamente rafforzati con giocatori provenienti da Reggio Calabria.

Il male peggiore lo hanno comunque subito i giocatori ” digiuni” perché, privi di ogni altra risorsa economica, hanno potuto soddisfare la loro fame solo in piena notte, quando sono finalmente rientrati dalla lunga trasferta.

Racconta ancora chi ha vissuto in prima persona quella esperienza, che, la fame fu tanta che, a fine partita, hanno dimenticato di ritirare i cartellini dei nostri giocatori lasciandoli in balia nelle mani dei dirigenti della squadra avversaria.

Furono poi spediti per posta alla società dell’ U.S. Curinga.

Sono fatti, non parole.

 CAMPIONATO CALCISTICO 1951/52

Il bilancio, ritiene la Lega Calcio, è oltremodo positivo per i risultati raggiunti nel Campionato di Seconda Divisione.

Erano molti infatti che ritenevano l’immediato fallimento di tale innovazione ma, così non è stato, e di ciò se ne deve dare atto a chi, con un pizzico di audacia, li aveva proposti l’anno precedente.

La Libertas Curinga si è ormai ben affermata e ha ben risanato le sue economie gestionali.
L’allora Presidente Sig. Severino Serrao, nell’intento di non esporsi troppo alla popolarità che lo incalzava da ogni parte, delega il  Sig. Currado Giuseppe Commissario unico della Squadra.

Qualche innovazione nel parco giocatori e qualche forestiero in più per dare più peso e validità ad una squadra che, nonostante tutto, aveva ben figurato l’anno precedente.

Gregorace in porta,
Sambiase (terzino destro, proveniente da Briatico),
De Paola (terzino sinistro),
Panzarella Salvatore (mediano destro),
Attanasio Basilio (centromediano),
Sgromo Domenico (mediano sinistro),
Caparra (ala destra),
Senese Pier Camillo (mezzala destra),
Campanella (centravanti),
Barone (mezzala sinistra),
Rizzuto (ala sinistra).

Erano questi i giocatori che hanno affrontato il Campionato   1951/52 ben figurando e ben difendendo l’onore e la dignità del nostro piccolo paese.

E’ presumibile che, tale squadra abbia vinto il Campionato perché l’anno 1952/53 la squadra si ritrova iscritta al Campionato di Prima divisione.

CAMPIONATO CALCISTICO 1952/53


L’anno 1952/53 la Calabria annovera le sue migliori squadre tra il Campionato di Quarta Serie (Catanzaro, Cosenza, Crotone, Palmese e Reggina), il Campionato di Promozione con tredici formazioni iscritte e infine la Prima Divisione che annovera ben trentasei formazioni iscritte.

Al Campionato di Prima Divisione si ritrovano iscritte le seguenti squadre:

l’U.S. Ballerin di Catanzaro, S.S. Jonica di S. Caterina, A. Calcio Lago, G.S. Lavalampo di Reggio, Libertas di Castrovillari, Curinga, Spezzano Albanese, Taurianova, S.S. Magdalone di Rende, S.S. “Tenente Mazzuca” di Carolei, S. Sportiva “Nazionale” di Catanzaro, la “Pinuccio Notti” di Grimaldi, l’U.S.” Carlo Parola” di Catanzaro, l’ENAL di S. Marco Argentano, la “O. Veraldi” di Catanzaro.

E’ di questo Campionato Calcistico la vittoria sulla ” Nazionale Catanzaro ” per 3-1 maturata in Curinga in data 1-3-1953.

Si racconta di Partita costruita e vinta con astuzia dall’U.S. Curinga per avere messo in atto uno stratagemma che ha molto in comune con l’allagamento dello Stadio Comunale di Catanzaro quando la Squadra locale si trovò ad affrontare la mitica Juventus del mitico Presidente Giam Piero Boniperti e dalla quale partita il Catanzaro ne uscì vittorioso per 1-0.

Il fatto mi è stato raccontato da due miei colleghi professori all’ITIS “E. Scalfaro” di Catanzaro, Ing. Leo ed Ing. Camparota, precedentemente miei insegnanti allo stesso Istituto da me frequentato, che sono scesi in campo contro la squadra di Curinga proprio nella partita di riferimento.

E’ successo che, i giocatori, di comune accordo con i dirigenti, decisero di tenere ” a mollo” per una intera notte il Pallone con il quale si doveva giocare la partita del giorno dopo.

Era l’unico modo per contrastare la Tecnica della squadra avversaria per cui, l’esuberanza fisica dei nostri giocatori in Campo avrebbe avuto sicuramente la meglio sulla più quotata squadra avversaria.

Così fu perché, i giocatori avversari, già gracili nel fisico ma potenti tecnicamente, nulla hanno potuto fare per cui, sono stati costretti a soccombere per ben 3 reti a 1.

Tale vittoria fu considerata  prestigiosa per lungo tempo e , per lungo tempo la comunità di Curinga ne ha goduto.

 CAMPIONATO CALCISTICO 1954/55

 La stagione Calcistica 1954-55 è forse la peggiore che la squadra di Calcio di Curinga, nella sua storia, abbia mai avuto. All’entusiasmo con cui si era iniziato il campionato non sono mai corrisposti risultati positivi o tali da invogliare i Dirigenti prima e i tifosi poi a partecipare in massa alle manifestazioni sportive come erano ormai abituati. L’impegno andava sempre più scemando e sia la Dirigenza che i Giocatori trovavano sempre maggiori difficoltà a ritrovarsi e a lottare come era solito lottare per una squadra di paese come era Curinga. Non si riusciva quasi mai a far scendere in campo una formazione valida, che potesse cioè contrastare la forza degli avversari, e così facendo, i risultati ottenuti in campo diventavano sempre più clamorosi ed eclatanti. La squadra incassava reti che spesso era impossibile contare, (13-0 a Paola, un gol per ogni stazione commentavano scherzosamente i giocatori del tempo) risultati che definire tennistici è forse poco ma, nonostante tutto, la voglia di giocare c’era, semmai, era la qualità dei giocatori che non erano all’altezza della situazione. In questo contesto, il Dirigente dell’epoca Don Rosario Aloisi, più per scommessa che per fiducia, decise, in una trasferta che il Curinga doveva affrontare in quel di S. Caterina sullo Jonio (prima in classifica del girone), di premiare la squadra con 5000 lire qualora la stessa riuscisse a perdere con risultato non superiore al 3-0 che, per i tempi tristi che la squadra stava attraversando, equivaleva finalmente ad una “quasi vittoria”. Racimolata alla meno peggio una formazione d’avventura, la squadra affronta la trasferta tutta speranzosa e ben” caricata ” dalla promessa del Presidente. La squadra, forse per stimolo o forse per recuperato coraggio, si comporta come non aveva mai fatto prima, riesce a mantenere il risultato sulla parità 0-0 per lungo tempo nonostante, tra infortuni ed espulsioni la stessa squadra si era ridotta al minimo numero consentito per una partita di calcio, e addirittura, a pochi minuti dalla fine,  riesce a segnare una rete con Attanasi Basilio e quindi a vincere la partita per 1-0 .Il risultato acquisito sul terreno di gioco viene però capovolto dal giudice sportivo che, per scorrettezze varie e per mancato numero di giocatori in campo, dà partita vinta a tavolino al S. Caterina che così può mantenere  il suo primato in classifica.

Al Presidente è comunque bastato il risultato acquisito sul terreno di gioco perché, al rientro dei giocatori dalla trasferta vittoriosa, non solo paga la cifra promessa di 5000 lire ma addirittura aumenta sostanziosamente la stessa con gioia incontenibile da parte dei giocatori che hanno disputato tale partita.

Risale allo stesso anno calcistico un fatto che, a raccontarlo, ha dell’incredibile: si inizia a giocare a Nicotera e si finisce la stessa partita a Limbadi. Si gioca a Nicotera una partita di campionato.

Il terreno è posto a pochi metri dal mare con fondo sabbioso e, come immaginabile, faticoso per giocare una partita di calcio. La squadra del Curinga risente subito di tale difficoltà tanto che, dopo pochi minuti è già sotto nel risultato. I nostri giocatori non ci stanno e, come logico, cercano ogni espediente per risollevare le sorti della partita. Resisi conto che nulla potevano su quel terreno, cercano allora di convincere l’arbitro a sospendere la partita adducendo a giustifica il fatto che, quasi subito, sono sparite le linee che delimitavano il rettangolo di gioco.

Difronte al fatto evidente, l’arbitro non può far finta di nulla per cui, convoca i due capitani per decidere se sospendere o meno la partita. I giocatori locali, pur di mantenere il risultato che li vedeva per il momento vittoriosi, propongono di finire la stessa partita nella vicina Limbadi così, di comune accordo e seduta stante, raccolsero alla meno peggio le robe e, giocatori, arbitro e pubblico compreso si sono trasferiti a Limbadi. Raggiunto il posto, si sono resi conto che, buona parte del terreno di gioco era delimitato dai muri delle abitazioni vicine, così, per poter proseguire la partita, hanno deciso di rinunciare al fallo laterale per cui, erano possibili giocate d’astuzia, facendo battere il pallone al muro per scavalcare più facilmente l’avversario. In questo gioco di abilità i nostri hanno avuto la meglio in quanto sono riusciti a recuperare il risultato che li vedeva inizialmente soccombere.

 CAMPIONATO CALCISTICO 1957/58

 Il Campionato 1957-58 è nei ricordi, e a tali ricordi sono legati tanti avvenimenti sportivi e agonistici. Ormai lo Stadio di Curinga è ben recintato e il terreno di gioco è l’ideale per i Campionati Calcistici in atto, l’ingresso è ormai a pagamento anche se i bambini accompagnati da genitori entrano gratis.

La popolazione intera sente la squadra come sua, qualcosa alla quale è legata affettuosamente e la segue con tanta passione e tanta competenza.

 La squadra è ben organizzata e ben fornita in ogni suo reparto: un ottimo Portiere “Proto” da Nicastro pronto in ogni suo intervento nonché senso innato di posizione tra i pali di porta; Gentile Maurizio dotato di buona classe e idolo delle ragazze  locali tanto da sposarsi poi con una ragazza del luogo; Attanasi Basilio, ottimo stopper e francobollatore di ogni centravanti di squadra avversaria; LuRusso Michele, buon attaccante e ottimo colpitore di testa; Sgromo Bernardo, buon difensore con propensione offensiva.

 Tra tutti, un ricordo particolare per “Giannareju” da Pizzo, ala destra sgusciante, furbo e malizioso, veloce e spesso “bonariamente” rissoso in campo.

 La sua altezza non superava il metro e sessanta ma non per questo meno dotato di tecnica e capacità atletiche. Potente nel dribbling, elevazione e scatto eccezionali e furbo fino all’incredibile.  Rimangono famosi, nonostante la sua bassa statura, i suoi gol di testa come clamorosi restano le sue reti segnate con le mani che, ben riusciva a mascherare con la sua rapidità di movimenti e che per questo pochi riuscivano a coglierne il gesto. Personaggio di eccezionale umanità amato da tutto il popolo Curinghese perché gioviale, chiacchierone, spigliato e molto spiritoso.

     Una Partita storica.

 E’ di questi anni la sfida incandescente tra l’U.S. Curinga e l’Olimpia Catanzaro squadra questa di ottima qualità che annovera tra le sue fila un giocatore di natalità Curinghese “Gaudino Giuseppe”.

Era questa una squadra che a quel tempo dettava, o pretendeva di dettare legge su ogni terreno di gioco; del resto, molti suoi giocatori avevano più volte militato nei Campionati di Rappresentativa Calabra e giocato partite con squadre di altre regioni difendendosi onorevolmente.

 Lo scontro tra le due squadre avviene a Curinga in un momento in cui le squadre dominano la classifica del girone che le vedeva entrambe protagoniste ai vertici della classifica.

 Per la squadra di Curinga la vittoria è d’obbligo, non solo per dimostrare che non era di qualità inferiore alla squadra della Provincia ma, anche perché non era mai capitato prima che un giocatore del posto giocasse contro la squadra del suo paese natio.

Duplice obiettivo con un unico risultato.

La partita si sviluppa su un andamento altalenante soprattutto nel risultato che, più volte, durante la partita si capovolge ora a favore di una ora a favore dell’altra squadra in campo.

 Il risultato finale è 4-3 per il Curinga anche perché all’Olimpia gli viene annullato un gol di testa su calcio d’angolo per presunta carica al portiere, ed il quarto gol del Curinga viene probabilmente segnato di mano proprio da Giannareju.

 Parapiglia in campo, proteste vibranti da parte della squadra ospite ma il tutto entro i limiti della correttezza sportiva.

La rabbia della squadra ospite è tanta che buona parte dei suoi giocatori, a fine partita, piangono sommessamente come se avessero perso non una partita di calcio ma piuttosto cosa molto più cara e personale.

E’ un ricordo, e tutto è possibile raccontare perché la squadra dell’Olimpia è stata al completo ospite in casa Gaudino che, abitando difronte allo stadio, ha per l’occasione usato la stessa come spogliatoio.

L’Olimpia Catanzaro, per l’occasione scende in campo con la seguente formazione:

Sergi; Gaudino; Melino; Calzona; Colosimo; Bianchi; Lotito; Ceravolo; Mustara; Scerbo; Tranquillo.

Allenatore Giglio Roberto; Presidente Giancotti da Catanzaro.

 La squadra era veramente forte perchè, Il Campionato 59/60 viene vinto proprio dall’Olimpia che, negli anni successivi, stagione 1960/61 e ’61/62 partecipa al Campionato di Prima Categoria.

 Nella stagione 1960/61 si ritrova assieme a: Audace di S.Marco Argentario, Bovalinese, Castrovillari, Cariatese, Paolana (che annovera tra le sue fila Giannameo famoso giocatore del tempo), ProPellaro, Rosarno, Pro Cosenza, Siderno, Vigor Nicastro, Gifra Nicastro.

 Il Campionato viene vinto dalla Paolana che viene promossa in serie D.

Nella stagione 1961/62 si trova invece inserita nel Girone A di Prima Categoria con:
Acli di Crotone, Audace, Cariatese, Castrovillari, Cremissa di Cirò, Vigor Nicastro, Nuova Rosarno, Olimpia Mirto, Praia e Pro Cosenza.

 Vince il Girone A il Cremissa Cirò, e per il Girone B il Siderno che si impone poi nell’incontro di spareggio acquisendo il passaggio alla Categoria superiore.

 Sono comunque gli anni di Fanello da Pizzo, giocatore che ha avuto opportunità di giocare persino in Serie A, e di Franco Scoglio, mezz’ala della Palmese, che riesce anche lui a fare buona carriera calcistica.

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Di Autori Locali

Tra Brindisi e Filastrocche

Tra Brindisi e Filastrocche

E quando . . .

E quando si parla di Mastri a Curinga e di Curinga, il riferimento è rivolto verso quelle persone che hanno avuto alte competenze lavorative in un determinato mestiere.
Mastri Falegnami, Mastri Calzolai, Mastri Fabbri, Mastri Muratori, Mastri Sarti, Mastri di ogni genere e natura; tutti di massima levatura professionale nonostante alcuni, avessero solo frequentato le scuole elementari e, non sempre fino alla quinta classe.
Qualcuno la ha frequentata anche fino alla sesta, e quelli che lo hanno fatto sono stati considerati sempre di più elevata caratura professionale rispetto ad altri che, nonostante ignorassero determinati fatti del mondo, sapevano invece operare solo nei loro mestieri con onestà e tanta destrezza.
Molti di questi sono ormai scomparsi, ma sembra fare un torto a tutti quelli che, oltre alla decantata professionalità, dimostravano anche doti innate in altre attività, soprattutto mentali che, lasciavano spesso sbalorditi anche quelli che di studi e di scuola hanno vissuto.
C’è stato chi oltre ad essere Mastro Sarto, si è dedicato alla musica suonando divinamente uno o più strumenti musicali e facendo successivamente di questo la sua nuova professione come ad esempio il prof. Domenico Furciniti che ha creato una sua Banda con oltre quaranta elementi;
Mostro Felice Pomparelli, ha percorso lo stesso iter trasformandosi da mastro Calzolaio in Maestro di Musica, anche lui diventando Maestro e direttore di una Banda Musicale di 30-40 elementi;
 Mastro Giuseppe Senese, Mastro Calzolaio che ha scritto e pubblicato, curato dal figlio prof. Francesco, una antologia di tutte le sue poesia dialettali;
Mastro Giuseppe Vono, eccellente Sarto divenuto, assieme al fratello Giovambattista Vono, anche lui Mastro Sarto, uno dei più famosi poeti locali con pubblicazioni che hanno ricevuto vari riconoscimenti;
ed ancora, Mastro Giovambattista Grasso, Calzolaio, ma ottimo suonatore di di chitarra e Pianoforte, che suonava divinamente in occasione di funzioni religiose nella chiesa dell’Immacolata;
molti altri si cimentavano e partecipavano attivamente alla vita sociale facendo parte delle rappresentazioni teatrali che annualmente si svolgevano in Curinga.
Erano queste manifestazioni la conferma delle loro affabilità ed inclinazioni artistiche, diventando anche attori, registi e scenografi del tutto improvvisati, ma sempre all’altezza della situazione.
Ne voglio questa volta ricordare uno che, non a tutti era noto e non tutti conoscevano sotto un aspetto artistico che gli era solito manifestare in compagnia dei suoi amici e in occasiono di convivialità come un pranzo tra amici, che era solito tenersi soprattutto in occasione della uccisione del maiale o del matrimonio di qualche amico o parente, nelle cui occasione era quasi sempre presente.
“Mastru Nicola Currado” svolgeva il mestiere di falegname che ha appreso fin da piccolo, seguendo ed andando “dal Mastro”, una persona esperta e di fiducia, al quale i genitori affidavano il proprio figlio.
Non aveva avuto la possibilità di frequentare le scuole fino in fondo, raggiungendo magari la quinta classe elementare, ma si fermò purtroppo, alla quarta elementare.
Denotava fin da ragazzo una spiccata propensione verso le rime dialettali costruite all’impronta, ma questa sua dote, non gli dava certamente da mangiare né tantomeno i suoi genitori avevano capito e favorito questa sua vocazione naturale.
Si lavorava di mestiere, ma si lavorava anche in campagna, ed era questa la vita che un qualsiasi mastro conduceva all’interno del paese.
L’Orto, la Vigna, l’Uliveto, il grano, e il mais, erano le cose che assorbivano gran parte del tempo, compreso quello dedicato alle feste comandate.
Non c’era riposo giustificato in certe famiglie, anche perché erano tempi duri, con una guerra appena finita, ed un’altra che si andava a combattere dopo poco più di vent’anni dalla conclusione della prima.
L’imperativo per tutti, era lavorare, e in questo bisognava darsi da fare fin dalla giovane età. Mastro Nicola fu uno del Mastri Falegnami che, a differenza di molti altri, sapeva usare il Tornio per lavorare il legno, ed in questo, in Curinga, erano solo in due: Mastro Nicola Currado e Mastro Nicola Rondinelli, anche lui Mastro Falegname ed entrambi costruttori di Ruote per Carri trainati da animali (Buoi, Asini o Cavalli.
Erano gli esperti della zona che sapevano costruire le ruote del carro, partendo da un pezzo di legno grezzo che trasformavano in un robusto mozzo e successivamente, modellando i raggi e fissandoli su di esso, si trasformava  in una ruota per i carri trainati dai buoi ed usati nei trasporti di merce, o in ruote da carrozze per signori, utilizzati proprio da questi ultimi per spostarsi nelle loro tante proprietà.
Se questo fare era da mestiere, la dote di costruire rime all’impronta, non era certamente per tutti e possibile da imparare a scuola, ed allora, nei pranzi conviviali, si sfidavano tra compagni ed amici nei brindisi augurali dell’uno nei confronti dell’altro.
Non aveva rivali in questo rimare spontaneo perché, in una frazione minima di tempo, il brindisi di mastro Nicola Currado, veniva fuori in modo scorrevole, allusivo e comprensibile a tutti gli astanti.
Si creavano delle vere e proprie sfide, soprattutto difronte ad un buon bicchiere di vino, per cui, quando di questi matrimoni faceva parte anche mastro Nicola come invitato, sorgevano sfide insperate e gare, senza il nulla in palio, per vedere chi riusciva a fare il brindisi più spiritoso e chi riusciva a costruire, in rima, la più lunga e significativa filastrocca adatta al momento.
In una di queste occasioni, un noto letterato del luogo, volle gareggiare proprio contro di lui nel costruire brindisi rimati.
Non ci fu gara perché, alla fine, il nostro letterato, constatata l’abilità, la celerità e l’esattezza dei vari brindisi proposti da Mastro Nicola, sorpreso oltre ogni limite, ebbe a chiedergli se avesse o addirittura nascondesse qualche metodo particolare nel costruirli. La risposta fu semplice e immediata: in queste cose, non ci possono essere né strategie né metodi particolari, ma sono doti naturali che se la persona possiede bene, altrimenti, trova le stesse difficoltà che avete trovato voi oggi nel costruire frasi e brindisi in rima e in dialetto curinghese.
Era proprio così perché, per quel poco che ho potuto conoscerlo, essendo cognato di mio suocero, quando ci incontravamo mi chiedeva solo una parola, a mia discrezione, ed era subito una frase di senso compiuto e rimata. Erano e sono veramente doti non comuni insiti in determinate persone, e Mastro Nicola Currado, era una di queste.

Quando i Mastri diventano “Artisti”

Quando i Mastri diventano “Artisti”

E quando . . .

E quando l’arte della poesia si fonde con l’arte profusa nel proprio mestiere, allora il Mastro, non può essere facilmente dimenticato.
È il caso di due Mastri Sarti, che hanno molto in comune tra loro, soprattutto la passione per la poesia che li accomuna più di quanto essi siano già accomunati nel loro lavoro nonché nella loro vita familiare. Sono i fratelli Giuseppe e Giovan Battista Vono, nati verso la fine del 1800 (1891 il primo e il 1898 il secondo) da una famiglia non molto agiata col padre che svolgeva l’attività del sarto e la mamma casalinga.
Frequentano le scuole elementari che il paese offre, ma non vanno oltre la quinta elementare anche se, successivamente, frequentano qualche corso scolastico serale di rafforzamento, ma niente di più anzi, il padre li indirizza subito al suo stesso mestiere con buoni profitti e propositi di miglioramenti per il primo, ma con scarsa voglia di fare per il secondo.
Giovan Battista infatti ha sempre avuto la passione del leggere e si appassionava volentieri alla lettura di romanzi classici, di tragedie e commedie di autori classici del tempo.
Giuseppe, divenne invece molto più intraprendente nel mestiere di sarto al quale lo aveva indirizzato il padre, provando anche a personalizzare i capi di abbigliamento che si trovava a cucire.
Smontava con pazienza abiti ben confezionati, ma dismessi, col solo scopo di carpire qualche trucco in più, e così facendo, acquisì una manualità tale da portarlo a vincere, più volte, premi di categoria.
Essendo fratelli, vivono lo stesso ambiente familiare, lo stesso ambiente di lavoro e le stesse difficoltà ambientali e sociali nonché politiche degli anni ’20 – ’30 – ’40.
Tempi di crisi  (Tempi infami) come viene denominata una raccolta delle loro poesie, e di “Male annate” come decantava uno dei due ed era proprio così che in realtà si presentavano i tempi da loro vissuti. È il periodo del governo fascista, con tentativi di emergere dalle macerie lasciate dalla prima guerra mondiale, ma le cose, anziché migliorare, peggioravano sempre più.
Nemmeno “la Terra” in quegli anni aiutava a vivere, perché si è rivelata poco benevola e poco prolifica di prodotti utili alla povera gente per fargli superare le crisi di fame e di povertà.
Era una vera lotta per la sopravvivenza e ci si ingegnava in tutti i modi possibili e immaginabili nell’intento di “tirare avanti”.
“Lu Tiempu de la crisi” e “Brutta annata” titolava Giovan Battista Vono due sue poesie, volendo significare proprio con questo il momento di difficoltà che stava attraversando la categoria dei Mastri, e non solo. Giuseppe, il più politicizzato dei due fratelli, portava avanti idee Socialiste, ma come suo fratello avverte “un’Aria de Truscia” e “Truscia” sottolineando anche lui i tempi che sono stati veramente “Infami”.  Un altro Mastro – Poeta, è certamente Mastro Peppino Senese, Calzolaio nonché attivista Socialista, che nasce nel 1909 e che, come gli altri, frequenta le scuole che offre il paese sotto la guida sapiente del Maestro Lo Russo prima e Vincenzo Sestito poi.
Amplia le sue conoscenze culturali frequentando la VI Classe che veniva proposta a partire dal 1905 in avanti.
Attraverso la Antologia “Giuseppe Senese Poesie”, pubblicata dal figlio prof. Francesco, scopriamo che la sua produzione è ampia e voluminosa, costituita addirittura di ben 63 volumi, tutti dattiloscritti, ognuno dei quali è costituito da un minimo di 150 pagine ed un massimo di 350.
Ha scritto di tutto tra poesie in lingua e dialettali.
Ha scritto Favole d’amore e testi teatrali, ma ha decantato soprattutto la sua fanciullezza, la sua giovinezza, l’amicizia e la natura rimanendo sempre con i piedi per terra, e trattando ogni cosa con assoluta umiltà così come umile e disponibile era di persona.

Aneddoti e Storie Nascoste

Introduzione – E quando. . .

Aneddoti e Storie Nascoste

Inizia una nuova sezione del nostro sito che propone storie e personaggi poco noti nella comunità curinghese quasi sempre trascurati e sottovalutati. 
Sono personaggi che sono apparsi, hanno vissuto la loro vita all’interno di questo paese, hanno operato e contribuito al benessere dello stesso, ed in punta di piedi ed in modo non palese, hanno lasciato la loro impronta con il loro sapere e con i loro aneddoti.
 Le storie iniziano sempre con “E quando. . . ” che costituisce l’input da cui partono e che vengono riportate in questa piccola raccolta che, bene o male, direttamente o indirettamente coinvolgono personaggi curinghesi o da protagonisti o da spettatori delle storie raccontate.
Alcune di queste storie riguardano il periodo anni 1950 – ‘60 per cui, tutto ciò che rappresento e che ricordo, fa parte di una realtà in parte vissuta e di una verità certa venuta fuori da appropriate ricerche.
Ce ne sono altre di storie che hanno avuto necessità di essere ricomposte con accuratezza e che quindi hanno richiesto maggiore attenzione e più approfondita ricerca nel comporre il puzzle finale.
In quest’ultimo caso, non si è trattato di andare alla ricerca di carte scritte o di consultare archivi particolari, ma piuttosto di conversazioni amichevoli mirate, con persone anziane, ma navigate alla vita, per potere carpire ciò che palesemente, non veniva mai detto e nemmeno fatto intendere.
Solo frasi da meditare, solo gesti da interpretare e, soprattutto, racconti apparentemente rivolti a persone ignote, ma che alla fine nascondevano proprio quei personaggi facenti parte delle ricerche.
Un lavoro certosino, ricomposto tessera dopo tessera, per risalire alla fine a storie nascoste nel tempo, soprattutto agli occhi più ingenui, dei più giovani e alla società circostante che, di storie nascoste e di eventi scandalistici, ne faceva il passatempo preferito per una vita che poco offriva.
E di queste storie se ne sentiva parlare sottovoce dal Barbiere o dal Calzolaio o dall’amico Sarto dove, nei pomeriggi invernali, soprattutto, ci si riuniva dopo una giornata di altro lavoro, per raccontare e raccontarsi, ma anche per apprendere quelle notizie che oggi, a livello nazionale vengono definite “di gossip”, ma che a livello locale ne costituivano il verbo del popolo, il suo passatempo non appreso dai giornali, ma semplicemente divulgato col passa parola.
“Lu sai ca . . . “, “Lu sapisti ca . . . “, “Lu vidisti arzira . . . “, “Ggha Mastru Giuanni ntisi dira ca . . . “.
Erano queste le forme usate per introdurre od esporre una storia o una notizia che si riteneva potesse interessare gli auditori del momento, e quando era presente un familiare o una persona coinvolta nella storia, si inventava al momento un altro nome fittizio, un altro luogo di ambientamento che non fosse il paese, fingendo di parlare di tutt’altro che di personaggi del posto.
In ultima analisi, quando ad essere presenti erano ragazzi ancora minorenni e non avvezzi a certi discorsi, ci si inventava la scusa di qualche incombenza da fargli svolgere proprio in quel momento, che poteva essere una brocca d’acqua da riempire a Tre Canali, o un sigaro da comprare al Sali e Tabacchi.
Ed i personaggi che raccontavano e che ascoltavano, il giorno dopo, si ritrovavano in altre botteghe del luogo per ampliare ed estendere il discorso del giorno prima, con l’aggiunta inevitabile di qualche altro particolare, e una ricostruzione sempre più ampia e sempre più colorita, evidenziando soprattutto l’aspetto comico, o serioso della situazione.
E a questi discorsi, a queste critiche, non sfuggiva nessuno perché, prima o poi, a rotazione, sarebbe arrivato il turno di tutti.
Il Muro del Passo, per Curinga, era un luogo tipico ed ideale per uno scambio di notizie di “gossip”, soprattutto perché non necessitava guardarsi alle spalle vista la posizione dei sedili e quindi si poteva, senza timore alcuno di potere essere ascoltati, esporre l’argomento, spettegolare e costruire di fantasia senza essere contraddetti.
Bastava, a volte, il passaggio in piazza di un determinato personaggio, di una determinata persona, ragazzo o ragazza che fosse, per dare il via a storie che spesso, di verità ne contenevano ben poca.
Ma era purtroppo questo il modo di apprendere, era questo il modo di forgiarsi alla vita e di venire a conoscenza di “verità nascoste” che, diversamente sarebbero svanite nel nulla con la morte degli stessi personaggi.
Questo ho cercato di fare nelle mie ricerche, discutendo e conversando con chi, la vita, la aveva vissuta.

Il Giuoco del Calcio

IL GIOCO DEL CALCIO

E’ certo che il primo “Pallone”, così come in tanti altri piccoli centri periferici, non poteva essere che di pezza arrotolata ben legata con corde e solo quando possibile con elastici ricavati da camere d’aria di macchine o più semplicemente di biciclette (così raccontano gli anziani).

Sicuramente scalzi perché pochi a quel tempo erano le persone che possedevano scarpe per uso normale, figuriamoci per giocare al pallone. In Curinga, in tempi antichi, era solito disputare partite di calcio tra squadre costituite da elementi giovani appartenenti a categorie diverse di lavoratori; così, i Fabbri, i Falegnami, i Barbieri, i Sarti ed altre categorie artigianali, avevano ognuno la propria squadra e si solevano sfidare fra di loro.

Tali squadre non erano però “equilibrate” dal punto di vista Tecnico e agonistico perché c’era sempre la squadra più forte, quella che soleva vincere quasi sempre ma, nonostante tutto le sfide si ripetevano sistematicamente. Da non dimenticare gli scontri calcistici tra le Congreghe che, diventavano vere e proprie battaglie. Per sfidare le squadre dei Paesi vicini era invece d’uso costituire la “Squadra del Paese” che però non sempre era fatta dagli elementi migliori perché il lavoro di campagna e l’aiuto in famiglia assorbiva e impegnava spesso gran parte della giornata, anche quella festiva. Non dimentichiamo infatti che, quasi tutte le famiglie di Curinga possedevano e possiedono l’appezzamento di terra più o meno vicino al paese che coltivavano in famiglia dando fondo a tutta la manodopera disponibile nella famiglia stessa.

L’Uliveto, la Vigna, il Grano, il Granoturco, le Barbabietole e l’Orto sotto casa costituivano gli impegni di lavoro quasi quotidiani e si capisce bene come, alla mietitura seguiva l’estirpazione delle Barbabietole, a questa la pulitura dell’Oliveto con relativa raccolta poi la vendemmia e così via dicendo. L’intero anno era quindi impegnato in lavori a volte massacranti e, nonostante tutto, i giovani, riuscivano lo stesso a trovare il tempo da dedicare ai loro incontri di Calcio magari dopo una intensa giornata di lavoro. Nomi ricorrenti in queste sfide, oltre ai pionieri Mario e Vincenzino Perugino sono: Perugino Giuseppe (fratello dei primi due Perugino) e capitano dei Boys, Piro Domenico, Curcio Giovanni (anche portiere), Pallaria Giuseppe, Cefalì Giuseppe, Pacileo Andrea, Gaudino G. Battista, Giuseppe Mazza e altri ancora.

L’entusiasmo e la passione era tanta che gli incontri di calcio diventavano spesso veri e propri scontri, ma la voglia e l’agonismo si erano ormai radicati nei giovani tanto che diventarono sistematiche le sfide tra le diverse squadre coinvolgendo quando possibile anche i Paesi vicini.

Nell’immediato dopoguerra, col rientro di tanti giovani militari dal fronte, liberi finalmente da problemi di guerra e di sopravvivenza, si cominciò a pensare seriamente al Pallone come momento di svago comune. Del resto, i campionati mondiali disputati in Italia nell’era Fascista del 1934 e dall’Italia vinti, e quelli del 1938, vinti ancora dall’Italia anche se disputati in Francia, fecero assumere a tale evento una importanza tale che l’eco invase ogni angolo del mondo e tra questi anche il piccolo paese di Curinga. Ad organizzare una vera e propria squadra di Calcio nel nostro Paese, contribuì anche il rientro dalle Americhe di Curinghesi lì emigrati che, sotto il segno della nuova libertà, con l’entusiasmo e l’esperienza (anche calcistica) lì acquisiti, diedero contributo a che si formasse tale squadra. Lo “Stadio” non era di certo dei migliori ma, dalle piccole dimensioni iniziali, ebbe negli anni successivi ampliamento e recinzione adeguati attraverso espropri terrieri, scambi di parti di terreno (col limitante lato nord Sig. Frijia Vito), sicuramente non privi di difficoltà e di accese dispute. Inizialmente recintato in tavole poi con filo di ferro ed infine, in epoca più recente con recinzione in muratura.

Fu infatti con l’Amministrazione Comunale del 1958, col Sindaco dell’epoca, Carlo Piro, Comunista, che si decise in Giunta Comunale la recinzione muraria dell’intero spazio. La passione, la voglia, la mania del Pallone era tanta che, nelle diffuse botteghe Artigianali del Comune di Curinga, dove i giovani svolgevano il proprio lavoro e dove gli stessi si incontravano per discutere dei problemi del mondo, decisero di organizzare (1946/47) una vera e propria squadra con la quale partecipare ai Campionati Regionali organizzati dai Comitati Sportivi Regionali e Provinciali dell’epoca. Si dice che in una di queste Botteghe, quella di “Mastro Vincenzino Lo Russo” sita ai piedi dell’attuale Salita Martiri, lo stesso Vincenzino Lo Russo, Don G. Battista Gaudino, il “Podestà'” del tempo Don Bernardo Bevilacqua, il Dott. Diego Zimatore Peppe Mazza, Mastro Argantonio, Don Sebastiano Serrao, Piro Domenico ed altri, decisero di formare la prima Società Calcio Curinga con la quale partecipare al Campionato Propaganda quell’anno in voga.

Il Primo Pallone di Cuoio

IL PRIMO PALLONE DI CUOIO

 Sull’arrivo in Curinga del Primo Pallone di Cuoio esistono diverse versioni ma, solo tre di queste sono le più’ attendibili anche se nessuna è verificabile se non attraverso quanto la memoria e i racconti degli “Anziani” tramandano.

  • Furono gli emigrati d’America che, tornando in Patria portarono con loro, assieme a tante altre cose il famoso Pallone di Cuoio.
  • Il primo Pallone di Cuoio fu portato in Curinga dal Sig. Perugino Vincenzo, da Lui comprato in Vibo Valentia posto in cui si trovava all’epoca per motivi di studio.
  • Furono Peppe Mazza e Don G. Battista Gaudino che, raccolti i fondi Sociali per organizzare la squadra, si recarono, con una delle poche macchine esistenti in Curinga, a Pizzo Calabro per comprare il primo “Pallone di Cuoio”.

Le ultime due versioni sono le più attendibili visto che, Perugino Vincenzo faceva parte della prima squadra Curinghese che sfidò la vicina Maida vincendola per 1-0, ma anche la seconda versione è attendibile in quanto la struttura societaria della prima squadra affiliata vede protagonisti sia Mazza Giuseppe come giocatore che Gaudino G. Battista come dirigente.

La prima Società fu infatti organizzata nel seguente modo:

Presidente Don G. Battista Gaudino coadiuvato da Mastro Vincenzino Lo Russo addetto anche alle attrezzature sportive (scarpe, maglie ed altro) il cui deposito era sempre la sua bottega e Piro Domenico; Mastro Argantonio con i suoi “discepoli” (Operai di Bottega) era addetto invece alla sistemazione del campo sportivo (sistemazione delle reti,bandierine e segnatura del campo stesso); massimo sostenitore Don Bernardo Bevilacqua grosso  proprietario terriero del comune nonché uno dei  primi proprietari di macchina in Curinga.

 
 COSE D’ALTRI TEMPI

(Una trasferta a Francavilla)

Cominciano a diventare tradizioni le sfide Calcistiche tra le Squadre dei Paesi vicini.
E’ impensabile infatti, per i tempi difficili, per la mancanza di mezzi e per la viabilità e le strade di comunicazione tra paesi che erano spesso semplici tracciati in terra battuta, programmare trasferte lunghe che andavano al di là di Girifalco da una parte e Filadelfia – Francavilla dall’altra.

Scontri tradizionali quindi tra le squadre di Nicastro, Jacurso, Girifalco, Maida, Filatelia, Francavilla cioè tutti quei paesi che distavano tra loro al massimo 20-25 chilometri e che spesso i giocatori dimezzavano affrontando a piedi scorciatoie che li costringevano a risalire e discendere vere e proprie montagne.

Le rivalità tra Paesi vicini, negli anni trenta, erano molto più accentuate che non ai nostri giorni.

Per contrapporsi bastavano poche cose che a volte erano futili altre invece più importanti e più seri.

 Rivalità per le Bande Musicali di cui ogni Paese era dotato, per le Festività Religiose e le Feste di Piazza, per il Numero di Abitanti il cui numero maggiore faceva diventare un Paese più importante di un altro e non per ultime le Squadre di Calcio attraverso le quali si potevano “sfidare” combattendo per la vittoria che rappresentava prestigio, grandezza, abilità ma soprattutto superiorità sull’avversario.

Capitava comunque che, qualche musicante del luogo si mescolasse, in determinate occasioni, con quelli di un altro Paese per Suonare assieme nella stessa Banda Musicale ed erano proprio queste le occasioni in cui, incontrandosi, si potevano lanciare le sfide Calcistiche.

  Erano gli anni trenta e Curinga, lancia la sua sfida alla squadra di Francofila Angitola per una partita che si doveva giocare in una domenica di Maggio in Francofila stessa. Il Capitano della “Squadra dei Boys” di Curinga, Perugino Giuseppe, comunica ai giocatori della sua squadra tale evento ma, dovendo affrontare a piedi la trasferta, risalendo la montagna di “Cozzale” per raggiungere poi Francofila, il genitore di uno dei giocatori dei Boys (Peppe Mazza), decide di impedire al figlio tale fatica legandolo, per l’occasione, al letto di casa.

 Giunte le ore 10 della domenica fatidica, la squadra si ritrova quasi al completo e parte per il paese di Francofila ignara di quanto stava accadendo al suo giocatore

Nonostante la meraviglia generale per l’assenza di Peppe Mazza, inizia la partita e tutto procede regolarmente senza che nessuna delle due squadre riuscisse a prevalere sull’altra.
Nel frattempo, il genitore di Peppe Mazza, essendosi fatta ormai ora tarda e pensando che il figlio avesse desistito dal parteciparvi alla partita in atto, slega il figlio e lo lascia libero. Non lo avesse mai fatto perché, Peppe Mazza, dando fondo alle sue energie e alla sua smisurata voglia di essere della partita, da vero maratoneta, raggiunge da solo, a piedi e in men che si dica il paese di Francofila proprio nel momento in cui finisce il primo tempo.

 Racconta il Capitano Giuseppe Perugino che, Pepe Mazza era tutto affranto e nero non solo di rabbia ma anche e soprattutto per la polvere che gli si era appiccicata addosso per l’enorme sudorazione avuta nell’affrontare tanta fatica. Nonostante tutto, ha preteso l’inserimento in squadra per poter disputare il secondo tempo e, con il suo valido apporto la squadra dei Boys è riuscita a far sua la partita.

Facile a raccontarsi ma, difficile a farsi; di certo è “Cosa d’altri Tempi”.

Prima Affiliazione

LA PRIMA AFFILIAZIONE DELL’ U.S. CURINGA

Era l’immediato dopoguerra e l’Italia intera era impegnata nella sua ricostruzione materiale perché le macerie erano diffuse dappertutto, anche da noi.

Si rendeva necessario avviare ogni attività civile e sociale in  modo da sollevare la popolazione dall’assoluta disperazione.

Era un costante rimboccarsi di maniche per cercare di guadagnare fiducia nella vita, entusiasmo nel lavoro ed uscire da quella situazione di morte che la guerra aveva disseminato dappertutto.

Il Calcio in tutto questo ha dato sicuramente il suo contributo ed in Curinga, ‘anno dopo la fondazione della prima” Lega Calcistica Calabra” del 23-9-1945, si decide il primo affiliamento della squadra Calcio al   “Campionato Propaganda” che consentiva, attraverso la sua vittoria, l’accesso al Campionato di Prima Divisione da poco istituito nella Regione Calabria.

Il primo Campionato Propaganda viene affrontato dal Curinga nell’anno 1946/47 e la vede vincitrice mentre nello stesso anno, la vicina “Vigor Nicastro” riesce a vincere il Campionato di Prima Divisione.

L’entusiasmo di tale vittoria raggiunge anche il nostro Paese che, avendo vinto il suo Campionato, decide l’anno successivo (Campionato 1947/48), l’iscrizione e la partecipazione alla Prima Divisione.

L’idea è stata messa in atto da giovani volenterosi nonché appassionati di calcio, coadiuvati e sostenuti in questo, da tutte le forze sane della comunità Curinghese.

Al Campionato Propaganda affrontato dalla Squadra di Curinga partecipano i seguenti giocatori del luogo: DeSando Tommaso; Perugino Giuseppe; Sgromo Vito; Calvieri G.Battista; Mazza Giuseppe; Perugino Giulio; Trovato Vito Giuseppe.

 La rosa dei giocatori veniva completata dai seguenti Nicastresi:

 Pileggi; Gatto; Malerba; e le riserve Canzonieri Nando; Farina; Mercuri; Lodeto, le cui apparizioni si limitavano solo alle partite amichevoli che il Curinga si trovava in quel periodo a sostenere.

Si racconta di pubblico caloroso e oltremodo numeroso perché forte e diffusa era la passione per il calcio non solo tra i giovani e gli anziani del tempo ma, anche e soprattutto tra i bambini e le donne madri di famiglia e non.

Le prime ragazze che andavano a vedere le partite erano delle studentesse che, passando dal “Passo” venivano apostrofate con epiteti dagli anziani.

Dopo pochi anni, diventò normale che al campo sportivo andassero parecchie donne a sostenere con passione la squadra del paese.

Gli Inizi

STORIA DEL CALCIO.


   Per ricostruire la storia della nostra “Squadra di Calcio ” è necessario ricostruire prima la storia dello “Stadio” di Curinga e seguire, per quanto è possibile, l’evoluzione di tale rettangolo di gioco che, nell’arco degli anni ha subito diversi modi d’uso nonché successivi ampliamenti, modifiche e ristrutturazioni.

LA STORIA RACCONTA:

  Proibite severamente le Tumulazioni nelle Chiese (Sec.XVIII), anche Curinga dovette seguire questa disposizione provvedendo a costruire un Cimitero ubicandolo, secondo quanto stabilito dal Regolamento di Polizia Mortuaria, in zona lontana dal centro abitato (5 Km) o, in alternativa in zona separata dal centro “da gravi ostacoli”. (Riferimento Curinga recuperi di storia e di vita sociale di Don A. Bonello).  Fu questo il motivo per cui, costretti ad abbandonare le   Tumulazioni negli antichi Cimiteri di Curinga, qui di seguito elencati,

 1 Cimitero della Chiesa di S.Andrea Ap.
 2   ”      di S. Elia
 3   ”      ”  S.Nicola attuale Chiesa dell’Immacolata
 4   ”      ”  S.Giuseppe
 5   ”      ”  S.Francesco di Paola
 6   ”      ”  S.Maria delle Grazie
 7   ”      ”  S.Maria del Soccorso.

si destinò come iniziale posto di sepoltura (1870) il terreno    comunale sito al Piano Delle Aie , esterno (anche se di poco) all’attuale Campo di gioco ,lì dove esiste ancora la nicchia della Madonna dell’Immacolata (dietro gli attuali spogliatoi).

A quel tempo la zona era veramente separata dal centro abitato da veri ostacoli.

 I defunti lì sepolti furono successivamente trasferiti nel   Cimitero attuale inaugurato ufficiosamente il 3-3-1887 ed ufficialmente il 2-11-1888 e fu arricchito subito dopo dalle Cappelle delle Confraternite Immacolata 1889 e Carmelo 1902 nonché da quella della Società Operaia nel 1917.

 Fu così che lo spazio di Tumulazione, recintato in modo    precario con tavole, venne finalmente liberato da tali incombenze ed adibito definitivamente a spazio di uso comune.

 L’ubicazione periferica, la mancanza di attrezzature sportive (anche le più rudimentali), la poca disponibilità di “tempo libero” nei giovani dell’epoca, fecero sì che tale terreno, paludoso per sua natura, divenisse inizialmente pascolo. Fu solo intorno agli anni ’20 che tale spazio cominciò ad essere utilizzato come campo da gioco e luogo presso il quale gli appassionati di sport si riunivano per disputare le loro prime partite di calcio.

Succedeva spesso che tali partite si svolgessero proprio mentre le “mucche” pascolavano sullo stesso terreno ed era arduo (raccontano gli anziani) convincere il proprietario a portare i suoi animali a pascolare altrove anche perché, chi giocava al pallone, era considerato solo un perditempo e come tale, godeva di poca reputazione non solo dai cosiddetti ” massari” ma anche dalla gran parte della popolazione