Chiesa della Madonna del Carmelo,

Il Santuario

Ed ecco la Chiesa della Madonna del Carmelo, sorta attorno al 1629 come riportano i documenti ecclesiali, ed elevata a Santuario nel 1952.
Si può notare che anche questa Chiesa è decorata a stucco lucido e doratura a foglia, opera anche questa dell’architetto e Pittore Agostino Guzzi da Miglierina. Il Portone in Bronzo, è opera del Maestro Giuseppe Farina da Monterosso e fu realizzato nel 1981 come documenta la data stampigliata ai piedi del Portone stesso.  Caratteristica di questo Santuario è la presenza di un Sepolcreto posto sotto la Chiesa e accessibile dall’esterno, che accoglieva tra le altre le salme dei Religiosi che hanno vissuto e dato vita a questo Santuario.
La disposizione e le attrezzature nei locali richiamano alle antichissime usanze sulla sepoltura. Uno degli ambienti che era forse quello più significativo è il colatoio, dove era presente una profonda buca centrale di forma circolare mentre lungo le pareti erano addossati dei sedili in pietra dove veniva posto il corpo per l’essiccazione: al centro dei sedili un foro permetteva di raccogliere i resti organici per convogliarli nel pozzo centrale. Le particolari condizioni ambientali avrebbero portato il corpo all’essiccazione perdendo i liquidi ed evitando la putrefazione. Un gran mucchio di ossa, senza distinzione di appartenenza, occupava una stanza attigua …
Adiacente alla Chiesa c’era l’alloggio delle suore che, oltre alle pratiche religiose, dirigevano un “laboratorio di ricamo” e una scuola materna che all’epoca si chiamava “asilo infantile”.
Il “laboratorio” era frequentato dalle molte ragazze che apprendendo l’arte del ricamo, provvedevano alla preparazione del corredo, che ogni fanciulla doveva portare in dote, a fronte di qualsiasi sacrificio, considerati i tempi non floridi.
L’asilo, insieme a quello parrocchiale, ha favorito la crescita dei bambini curinghesi guidandoli nel percorso educativo e sociale, grazie alla grande capacità di accoglienza e all’attenzione costante per i piccoli da parte delle suore Francescane. Oggi le suore si occupano esclusivamente della Casa di Riposo. Ogni anno il 16 luglio si commemora la festività della Madonna del Carmelo, con una serie di manifestazioni religiose all’interno del santuario, con solenni celebrazioni, presiedute da religiosi carmelitani.  Il 7 luglio inizia il tradizionale cammino che precede la festa: la Novena. Nove giorni di preghiere, celebrazione delle Messe, ma soprattutto le prediche inerenti il messaggio di Maria che abitualmente vede un’ampia partecipazione di fedeli e che culmina con la veglia del 15 luglio.
Il giorno della festa nel tardo pomeriggio, dopo una giornata di funzioni e il transito alla Chiesa Matrice, la Statua della Madonna viene portata in Processione per tutte le vie e vicoli del paese per poi far ritorno alla sua Chiesa sul tardi della serata. Durante il percorso la sosta all’Addolorata permette, oltre ad un respiro dopo la salita del Calvario, di installare l’illuminazione sulla statua.
n’altra sosta importante avviene in piazza Diaz … la statua posta sul palco mentre il Frate Carmelitano che ha presieduto tutto il percorso, conclude con il Panegirico alla Madonna e al Carmelo. Questa processione tuttora vede una grande partecipazione anche perché coincide con il periodo in cui la maggior parte degli emigrati ritornano in paese per le vacanze estive.
E’ in ogni caso, una festa molto sentita e direi che la devozione verso questa Madonna è veramente imponente, … la comunità curinghese in Canada festeggia il 16 luglio.
In processione la Madonna è seguita da Sant’Elia la cui festa ricorre il 20 di luglio. Al rientro della processione si procede all’atteso sorteggio degli “abitini della Madonna del Carmelo” … un piccolo scapolare che ognuno anela di portare a casa a fine festa.I ricchi fuochi pirotecnici concludono i festeggiamenti religiosi, poi seguono quelli in piazza, in genere complessi musicali.

Chiesa de “La Grazia”

Chiesa de “La Grazia”

Ai piedi del Bosco Rizzello in zona S. Maria esiste la chiesa denominata «La Grazia». Questa faceva parte di un antico Cenobio denominato di S. Maria delle calcare, nome derivato da alcune fornaci esistenti in quei pressi per la produzione della calce. Il complesso viene fondato presumibilmente intorno al 1531. Il Fiore in «Calabria Santa» parlando della comunità religiosa del Cenobio dice: «Professava la regola di S. Agostino; rimane disciolta nel 1653. La duchessa Ippolita Ruffo moglie di Nicola Ruffo ricostruì la chiesa delle Grazie l’anno del terremoto 1783».
Padre Francesco Russo «La diocesi di Nicastro» a pag. 162 scrive: «Papa Innocenzo X con la costituzione Instaurandae disciplinae regolaris del 15 ottobre 1652 con la quale sopprimeva le case religiose non formate cioè con meno di sei membri… Nella diocesi di Nicastro furono chiuse una quindicina di case religiose e fra queste quella degli Agostiniani di Curinga».
Gioacchino Murat firmò il Decreto del 1809 che soppresse le corporazioni religiose incamerandone i beni. In seguito a questa disposizione i pochi conventi superstiti riaperti durante la Restaurazione, furono nuovamente soppressi in tutta la Calabria e fra questi S. Maria delle Grazie di Curinga degli Agostiniani. Nell’interno si notano resti di tombe, dove si suppone siano stati sepolti i patrioti caduti nella battaglia detta delle Grazie durante gli scontri fra Nazionali e Regi avvenuto il 27 giugno 1860 fra i due ponti Turrina e La Grazia sulla strada Nazionale.
Il giorno due luglio di ogni anno, in detta chiesa si festeggia solennemente la Madonna della Grazia con affluenza di molta gente.Da Curinga e dai paesi limitrofi molti fedeli giungono in pellegrinaggio a piedi raggiungendo la chiesa nel cuore della notte e restando per la veglia di preghiera fino al mattino successivo. Interessante la tradizione che vuole che le mamme in attesa o con bambini piccoli, portino una vestina al Bambino Gesù in braccio alla Madonna.
Fino a qualcheanno fa la vestina veniva fatta in­dossare al bambinello e poi ripresa, dopo aver lasciato un’offerta, per chi ne era sprovvisto po­teva essere acquistata in chiesa.Ora come allora l’indumento viene portato a casa e fatto indossare ai neonati della propria fa­miglia.

Chiesa di San Giuseppe

Chiesa di San Giuseppe

La Chiesa di S. Giuseppe, giusta notizie attinte nell’archivio Parrocchiale, fondata nel 1650 dal medico Don Michele Coletta. Nel 1958 per interessamento del Parroco: Don Antonio Bonello è stata riattata mentre era in uno stato di abbandono.
Edificio ad una sola navata a pianta longitudinale. Si officia una volta all’anno in occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo

Chiesa del Soccorso

Chiesa del Soccorso

Chiesa della Madonna del Soccorso

All’ entrata del paese, (per chi arriva da Acconia) sulla strada provinciale esiste una piccola chiesa intitolata alla Madonna del Soccorso.
Notizie archivistiche la fanno risalire al 1675 dopo la distruzione nel terribile terremoto del 1783 veniva più volte rimaneggiata fino all’ attuale stato definitivo del 1976. Interessante il grande cancello di ferro nel quale è stilizzata la Madonna del Soccorso, opera di fabbri locali su disegno del prof. S.

Chiesa dell’Addolorata

Chiesa dell’Addolorata

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Chiesa dell’addolorata

Da notizie non bene accertate pare sia stata costruita nel 1850. Nel 1958 è stata riattata come quella di S. Giuseppe per interessamento del parroco Don Antonio Bonello, poiché aveva subito un lungo periodo di abbandono.
Vi si conservano una statua della Madonna Addolorata e il Cristo Morto, che vengono portati in processione ogni Venerdì Santo.La custodia della chiesa è stata da tempo affidata alla famiglia Diaco che seguono le direttive imposte dal Parroco di turno.
Sono loro i detentori dei beni contenuti in essa e custodiscono loro le chiavi della chiesa

Alfredo Esposito

Alfredo Esposito

Scheda completa di Alfredo Esposto


Alfredo Esposto nacque il 12 luglio 1894 a Curinga da Maria Rosa Mandarano e di Vincenzo. Poiché la madre non aveva la possibilità economica di allevarlo, egli crebbe in un orfanotrofio, l’Istituto Belingieri di Monteleone (attualmente Vibo Valentia) dove, comunque, la donna andava a fargli visita. Nell’orfanotrofio ricevette i primi insegnamenti di musica da parte del maestro Vella, in particolare si dedicò allo studio del pianoforte e del flicornino in Mi bemolle, e da questi, Stabilmente, ricevette anche le prime lezioni di armonia e composizione. Nel 1909 conseguì brillantemente il diploma della scuola media inferiore riportando ottimi voti in pagella in tutte le materie, non solo in quelle attinenti alla musica. Sicuramente continuò gli studi per diventare un bravo musicista e compositore quale era; purtroppo, però, non ho notizie certe sulla formazione musicale del maestro poiché nell’archivio della famiglia Esposito non ci sono documenti che confermano questo passato. La prima esperienza bandistica del maestro Esposito avvenne a Curinga, nella banda locale, dove suonava il flicornino sotto la direzione del maestro Catanzaro, fino a quando quest’ultimo, nel 1914 presentò le dimissioni. Nel 1915 Alfredo Esposito fu reclutato dall’esercito. Sicuramente notato per la bravura nel suonare il flicornino sopranino, fece parte del Reparto Musicale Divisionale rivestendo il grado di Caporale. L’esperienza durò tre anni, per tutto il periodo della I Guerra Mondiale (1915-1918), alla fine dei quali gli furono rilasciate dei documenti di decoro , uno con le tre stellette, l’altro con la Croce al Merito di Guerra, entrambi, consegnati per aver preso parte alla guerra. Si suppone che durante il 1919, il maestro Esposito si trovasse a Vercelli, come confermano le date riportate sulle sue prime composizioni, ma non si conosce il motivo di questo suo soggiorno a Vercelli. Il 1919, quindi, è l’anno in cui il maestro si dedica alla composizione. La sua prima composizione, è Nuova Fiamma, una mazurca datata “10 febbraio 1919 Vercelli”, come risulta dal manoscritto autografo conservato nel fascicolo D dell’archivio Esposito da me catalogato in ordine cronologico. Il 15 febbraio compose il suo primo Valzer dal titolo Tristi Ricordi, sempre a Vercelli, del quale è presente anche la partitura per banda scritta lo stesso giorno, entrambi contenuti nel fascicolo B dell’archivio Esposito. A Vercelli, inoltre, il 17 febbraio compone altre due Mazurche, Anima Mia ed Insistenza trascrivendone anche la partitura per banda. Al ritorno da Vercelli, il Maestro Esposito, preparato e di raffinata cultura artistica, diede grandi saggi di bravura, svolgendo con competenza i suoi ampi compiti. Partecipò alla rifondazione della banda e della scuola musicale a Curinga, della quale egli stesso, divenne maestro negli anni compresi tra il 1920 e il 1923 . Durante questo periodo conobbe Felicia Sorrenti, con la quale si sposò il 4 novembre del 1922. Nel marzo del 1923 si trasferì a Marsala con la moglie perché aveva vinto un concorso di primo flicornino nella banda del suddetto Comune e, in seguito, assunse la direzione della stessa banda. A Marsala, oltre a rivestire l’incarico di direttore della banda e ad occupare il posto di primo flicornino, continuò a comporre una serie di ballate tra il 1926 e il 1929; compose inoltre una serie di Polke, Mazurche, Valzer e Fox Trot, che in quel periodo erano un genere di danza molto in voga. Nel 1928, come compare nei manoscritti autografi presenti nell’archivio della famiglia Esposito, tra Febbraio e Novembre, sempre a Marsala, compose le sue prime tre marce per banda: La Fiaccola, marcia militare; Giorni Felici ed Edenica Marsala, marce allegre. Durante questo periodo nascono le tre figlie del celebre maestro curinghese, Aida, Velia ed Elisa Esposito.Nel 1930 muore Felicia Sorrenti per complicazioni durante il parto e, a causa della prematura scomparsa della moglie, il maestro Esposito, nel 1931 matura la decisione di ritornare a Curinga. Nel 1932 ricevette l’incarico di maestro e direttore della scuola di musica e della banda, come attesta il documento rilasciato dai numerosi allievi che la frequentarono ritrassero gran profitto nell’arte musicale…… “.

Il Maestro si distinse anche, e soprattutto, come Maestro d’umanità, incoraggiando i suoi allievi e dedicandosi anima e corpo a quelli meno dotati, cercando di trame il massimo e portarli a livello degli altri. Molte furono le qualità del Maestro Esposito: era stato, anche, un attento poeta, cantore di momenti suggestivi, e per il suo carisma fu l’idolo della gioventù curinghese. Come raccontano le figlie, il Maestro era un grande patito della musica napoletana e, a proposito della famosa canzone “Anima e Core” di Manlio ed Esposito, il maestro n’era tanto affascinato da alludere ad un rapporto di parentela con il compositore vesuviano (in realtà, in gioventù, si erano davvero conosciuti). Egli ricordava spesso con affetto che la vita è dolce e che vale la pena di viverla bene, come lui ha sempre cercato di fare, contornato dai suoi amici, dalla sua grande passione, la musica, e dalle splendide sue tre figliuole. Proprio perché dotato di sentimenti nobili, d’accordo con il Comune di Curinga, oltre a dirigere la banda da giro nei vari paesini del territorio calabrese, egli organizzò un “Concerto Musicale del Dopolavoro Comunale” che si svolgeva ogni domenica nella piazzetta comunale. Molto interessante è notare la volontà del Maestro nel far conoscere alla cittadinanza Sono molti i suoi lavori e molti gli allievi che ebbe; ha ottenuto tante onorificenze in importanti Concorsi musicali; è stato alla direzione di diverse bande e si è costantemente fatto apprezzare per le sue ottime doti artistiche, per la sua varia cultura e per la signorilità di modi. Nel 1932, il 6 Aprile, con la sua composizione Sulle Onde Partecipò al Concorso musicale della ditta M° P. Fontana a Messina e, ivi, ricevette il Gran Diploma di Medaglia d’oro. Nel maggio dello stesso anno e nella stessa manifestarne ricevette anche una medaglia di bronzo per una sua marcia, il cui titolo non compare nell’attestato rilasciatogli per quest’evento. Un estroso artista. Tant’è che quando non si trovava in concerto, per la sua sete di musica, faceva udire per le vie del paese, la sua voce carica di talento e melodia, suonando con la fisarmonica le numerose ballate da lui composte. Per tanti anni fu effettivamente il perno musicale locale. Oltre alla grande bravura nella Direzione bandistica e ad aver istituito una fiorente Scuola Musicale, nel maestro Esposito è da ammirare la chiarezza e la finezza delle sue composizioni. Di lui non si può parlare senza sentirsi presi dal fascino delle sue stesse produzioni, nelle quali egli ha sentito, ha riportato in note sublimi le passioni, le intime lotte del pensiero, la voce del ricordo, il dolore di un addio, palpiti e sogni nei loro contrasti, che scaturiscono dall’eterna lotta della vita. Nell’attività curinghese, oltre alle numerosissime danze popolari da lui composte, scrisse 14 marce per la banda, tra cui le seguenti marce sinfoniche: Nuova Alba (1933); La Beniamino, Forza Italica (1935); Sensibile Ottobrata (1939); Testolina (1945); Bella Licena (1947); Incorregibile (1947); e le seguenti marce militari, Eroico Episodio, Ai Baldi Fanti del ’34 (1940); Ritorneremo (marcia canzone 1942); Bella ‘Opi (1944); Istantanea (1945). Nel 1948 il M° Esposito ricevette l’incarico di insegnante di musica nella Scuola Media di Nicotera e di riorganizzare il complesso bandistico ed il coro sulla scia del suo brillante passato. Intrapresa la strada giusta della musica e dell’arte, si dedicò con tutta l’anima per raggiungere il nuovo traguardo. Un’ascesa difficile, irtosa, considerando gli anni cupi e tristi che correvano. Era stato il più grande maestro di solfeggio che Nicotera aveva mai avuto, appellativo che accettava con entusiasmo. In grado di unire contemporaneamente quattro cori contrapposti, con voci selezionate tra i suoi allievi: soprani, tenori, baritoni e bassi, riuscendo a sussurrare sensazioni ed armonie tali, come fossero una sola sonorità strumentale50. Nello stesso periodo fu chiamato come direttore di orchestra lirica del complesso bandistico di Limbadi. Un anno dopo, al maestro fìi fatta richiesta di dirigere il corpo bandistico di Capizzi (Messina) dove compose anche una marcia dedicata al luogo, Un saluto a Capizzi (14/09/1949) L’eccellente lavoro che il maestro Esposito svolse nel centro siciliano, fece sì che egli fosse insignito dell’onorificenza di Commendatore al merito dell’Ordine dei Cavalieri della Concordia, sulla proposta del direttore della rivista “Risveglio Bandistico”, prof. Francesco Pellegrino, che inviò al maestro la lettera di nomina nella quale espresse inoltre le sue più vive felicitazioni per la meritata concessione.

Il M° Esposito insegnò alla scuola di Nicotera e diresse il corpo bandistico fino al 1965. Durante il periodo nicoterese compose sei marce sinfoniche: Città di Nicotera (01/07/1948), Majolina (14/05/1950), Gimigliano Festeggia (24/10/1952), Ansietà (29/10/1952), Bella Erice (27/11/1952), Decoro e non Superbia (06/09/1954); tre marce militari: Sempre Vittoria (25/03/1950), Ecco la prova (25/03/1950), Sentiti Ringraziamenti (11/09/1954); ed un inno: Gratitudine (30/04/1961). Nel 1965 il maestro Esposito andò in pensione. In quest’anno a Curinga si erano formate, dopo due lunghi anni di assenza bandistica, due complessi bandistici. Uno diretto dal maestro Domenico Furciniti, ex allievo del maestro Esposito e tuttora attivo in Curinga, e l’altro diretto dal nipote del maestro Esposito, il maestro Felice Pomparelli. Di quest’ultimo il maestro Esposito fu anche supervisore. La cessata direzione delle bande musicali e la fine dell’insegnamento del M° Esposito non coincisero però con la fine delle composizioni musicali.

Proprio nel 1965, dopo un soggiorno a Cerveteri ospite presso un suo parente, il maestro Esposto compose un’opera dal titolo Cerveteri in Festa (04/09/1965) che tutt’ora la banda locale suona. Il maestro era solito dedicare le sue composizioni ai luoghi da lui visitati o nei quali aveva svolto la sua attività. Curiosa e originale è l’ispirazione di un’altra sua opera composta nello stesso anno il cui titolo è Fuoco nell’Ombra (15/12/1965). Stando a quanto affermano le figlie, mentre il maestro si apprestava a riposare davanti al camino in una serata d’inverno, fu colpito dallo scoppiettio del fuoco che si rivelò essenziale per la composizione; ma altrettanto geniale fu il maestro che trasformò un comunissimo rumore in un’opera molto apprezzata. Nel 1966, infatti, durante la festa patronale dell’Annunziata ad Acconia (frazione di Curinga), il Maestro Alfredo Esposito invitò Sua Eccellenza II Vescovo, giunto sul luogo a celebrare messa, a udire Fuoco nell’Ombra che per l’occasione era suonata in suo onore.

Il Vescovo rimase molto entusiasta dell’opera e, quando poi ha appreso che quella musica era una composizione dello stesso maestro Esposito, non poté trattenere la sua più viva e sincera ammirazione per Curinga….” che aveva dato all’arte dei suoi un così forbito compositore. “
II M° Esposito muore a Curinga il 19 maggio 1969.

Lo ricordiamo come un uomo semplice, che ha saputo anche scrivere una pagina preziosa della storia della musica.
Fondo archivio famiglia Esposito – Curinga
Partiture manoscritte delle marce datate composte dal M° Esposito.
1. La Fiaccola, marcia militare, Marsala 18\09\1928.
2. Giorni Felici, marcia militare, Marsala 27\09\1928.
3. Edenica Marsala, marcia militare, Marsala 27\11M928.
4. Sulle Onde, barcarola, Curinga, 14\05\1931.
5. Nuova Alba, marcia sinfonica, Curinga, 08\03\1933.
6. La Beniamina, gran marcia sinfonica, Curinga, 20\10\1935.
7. Forza Italica, marcia sinfonica, Curinga, 28\10\1935.
8. Sensibile Ottobrata, marcia sinfonica, Curinga, 28\10\1939.
9. Eroico Episodio, marcia militare, Curinga, 09\12\1940.
10.Ai Baldi Fanti del ’34, marcia militare, Curinga, 24\12\1940
11.Ritorneremo, marcia canzone, Curinga, 25\07\1942.
12.Bella ‘Opi, marcia allegra, Curinga, 21\I2\1944.
13.1stantanea, marcia militare, Curinga, 19\04\1945.
14.Testolina, marcia sinfonica, Curinga, 13M2M945.
15.Bella Licena, marcia sinfonica, Curinga, 21 \03\1947.
16.Incorreggibile, marcia sinfonica, Curinga, 10\04\1947.
17.Città di Nicotera, marcia sinfonica, Nicotera, 01\07\1948.
18.Un Saluto a Capizzi, marcia militare, Capizzi, 14\09\1949.
19.Birichina, marcia militare, Curinga, 01 \10\1949.
20.Sempre Vittoria, marcia militare, Nicotera, 25\03\1950.
21.Ecco La Prova, marcia militare, Nicotera, 25\03\1950.
22.Majolina, marcia sinfonica, Nicotera, 14\05\1950.
23.Gimigliano Festeggia, marcia sinfonica, Nicotera, 24\10\1952.
24. Ansietà, marcia sinfonica, Nicotera, 29\10\1952
25.Bella Erice, marcia sinfonica, Nicotera, 27\11M952
26.Decoro E Non Superbia, marcia sinfonica, Nicotera, 06\09\1954.
27. Sentiti Ringraziamenti, marcia militare, 11\09\1954.
28.Ceramisina, marcia sinfonica, Cerami, 08\07\1956.
29.Gratitudine, inno, Nicotera, 30\04\1961.
30.Cerveteri in Festa, marcia caratteristica, Cerveteri,04\09\1965.
31. Fuoco Nell’ Ombra, marcia sinfonica, Curinga, 15\12\1965.
32.Stupenda Tempesta, marcia militare, Curinga, 08\01\1967.
Partiture manoscritte delle marce senza data.
1. Allegra Brigata, marcia militare.
2. Fanfara e Marcia, marcia militare.
3. Francescana, marcia sinfonica.
4. Passano Le Legioni.
5. Sul Covello.
6. Gloria Al Fante Italiano
Per gentile concessione delle figlie:
Aida, Lisa e Velia Esposito.
università degli studi di roma “tor vergata”
facoltà di lettere e filosofia
Corso di Laurea in D.A.M.S.
Tesi di Laurea in Storia della Musica
Le bande musicali in Calabria: II caso di Curinga
Relatore:Prof. Agostino Ziino
Correlatore:Prof. Giorgio Adamo
Laureando: Emanuele Cefali

Antonino Maiello

Antonino Maiello

Scheda completa di Antonino Majello


“Antonino Majello nacque a Curinga il 4 ottobre 1908, conseguì la licenza elementare e frequentò la VI classe, allora per molti il più alto grado d’istruzione.Giovanissimo apprese la musica e tale conoscenza gli tornerà utile nel corso del servizio militare che egli prestò a Verona nella Musica Presidiaria del 4° Corpo d’Armata.
Negli anni successivi imparti lezioni di musica e, oltre ad acquisire una appassionata conoscenza delle opere dei grandi autori, compose preghiere e canti religiosi entrati a far parte del patrimonio culturale e delle tradizioni popolari curinghesi.
Lavorò presso il Catasto di Cosenza e di Catanzaro e nel dopoguerra presso gli Uffici dell’Esattoria de! Comune di Curinga fino all’età della pensione. Morì a Curinga il 2 gennaio 1984.
Fin da giovane, pur vivendo in un ambiente isolato e chiuso, dove le novità culturali arrivavano con notevole ritardo, spinto d’amore per il sapere e dotato di buone capacità, da autodidatta, allargò sempre più la sfera delle sue conoscenze.
Persona sensibile, oltre che per la musica, grande passione coltivò per la poesia.
Nella Rassegna Nazionale di Poesia e Saggistica SALPI – Sodalizio Accademico Ligure – tenutosi a Savona nel 1974, risultò secondo classificato.
In altri concorsi di poesia ottenne la Menzione d’onore, di merito o speciale.
Accademico dei 500 per meriti letterari, ottenne medaglie e riconoscimenti vari.
Collaborò alle riviste Calabria letteraria, II Letterato, Nuova Rassegna, La Follia di New York, alle quali inviava di tanto in tanto sue poesie.. Tutta, la sua produzione poetica è raccolta in tre piccoli volumi.

Bruno Sgromo

Bruno Sgromo

Bruno Sgromo

Se una poesia del 1918 che denuncia il malessere della Calabria rimane attuale allora, il male è veramente grave.

Bruno Sgromo nacque a Curinga il 4 ottobre 1885. Completato, come la maggior parte dei ragazzi del suo tempo solo i! corso delle scuole elementari , studiò molto da autodidatta, dimostrando sin da adolescente un’ immensa passione per la composizione poetica, che rivelava uno sveglio ingegno. Le sue rime impeccabili dal punto di vista metrico, sono l’espressione di un mondo affettivo vivido e caldo. Risalgono al 1912 i primi componimenti. Nel 1920 dopo un breve periodo d’emigrazione negli Stati Uniti (New York), determinato probabilmente più dal desiderio d’evasione e scoperta nuove conoscenze che da effettivo bisogno economico, tornò al suo paese natale dove s ‘avviò all’ attività lavorativa aprendo un fornito negozio di tessuti in un locale adiacente la casa dove risiedeva nella piazza cittadina. Questo negozio rappresentò, oltre che la sua definitiva e prevalente attività lavorativa, per molto tempo, il ritrovo di un gruppo di curinghesi che in quel periodo si facevano espressione d’alcuni filoni letterari locali e cercavano di uscire dalle angustie del paese per cercare un collegamento con la cultura nazionale , c’ erano fra questi poeti i fratelli VONO ed il giovane A. Macello. La sua prima pubblicazione risale al 1931, POESIE, un libro che raccoglie tulle le composizioni giovanili e la produzione fino al 1930. L’anno successivo fu la volta de IL MAZZO Di ROSE, un’ accurata ed impegnativa opera che narra in versi la natività di Cristo; i ricavi furono devoluti a beneficio dell’asilo infantile. Fu autore anche di numerose novelle , composte sempre in rima ( Dove il diavolo ha ragione. Il corvo e la volpe. L ‘uomo propone e Dio dispone) pubblicate in gran parte sul PROGRESSO di New York, giornale diffuso tra gli emigrati italiani in america, che dava l’opportunità ad autori poco conosciuti di avere una vasta platea di lettori. Tra le sue poesie alcune, in una limitatissima produzione, sono anche in vernacolo curinghese (Mi limitu, L’annegatu. L ‘assicurazioni). Alcuni suoi versi sono entri nel patrimonio culturale della comunità curinghese, come il canto popolare religioso NINNA NANNA A GESÙ BAMBINO musicata nel 1931 dal maestro Alfredo, canto che ancora oggi in occasione delle festività di Natale, rimane il più diffuso e vicino alla comunità. Le sue poesie, soprattutto, quelle composte in età adulta, dimostrano tutta la passionalità verista dell’uomo insieme, una ricerca quasi ossessiva di un formale perfezionismo. Forti anche i toni dì tristezza che esprimono tutta la disperazione per la scomparsa della primogenita Teresa, morte che lo sconvolse fino al punto di farlo allontanare per due unni da Curinga, quasi a prendere le distanze dai ricordi, ritirandosi a Monterosso Calabro. Di orientamento socialista, fu impegnato antifascista e, tra le sue poesie, troviamo anche temi politico-sociali, come nella poesia più rappresentativa A LA CALABRIA, dove il lettore può costatare che i drammi sociali denunciati 75 anni fa, rimangono ancora attuali, anzi immutati.

Muore immaturamente il 19 febbraio 1942

Piervincenzo Panzarella

Cesare Cesareo

Cesare Cesareo

Scheda completa di: CESARE CESAREO

Nota Biografica: CESARE CESAREO (Vibo Valentia 8.3.1890 – Lamezia Terme 29.10.1977).
Venuto giovanissimo con la famiglia a Curinga si è sempre sentito curinghese di adozione. Il suo credo che lo ha accompagnato per tutta la vita si riassume nel trinomio “Umanità, patria, famiglia”: All’umanità ha dato l’esempio di dirittura morale, alla patria ha dato gli anni più belli della sua esistenza partecipando alla prima guerra Mondiale da dove è ritornato pluridecorato, alla famiglia numerosa (sette figli) ha dato affetto, cure, ed esempio di rettitudine. La sua passione è stata la ricerca storica ed archeologica; nel 1947 è stato nominato, con decreto, ispettore onorario alle antiche e belle arti.
In tale veste ha interessato molte volte la Sovraintendenza alle Antichità con interessanti rilievi personali. Nel 1966 ha pubblicato, per i tipi della “RAPIDA” di FERMO, il volume “Curinga”. In questo elaborato al carattere demologico e socio – economico utile per la conoscenza moderna della zona, si uniscono le conoscenze storico-Archeologiche di notevole interesse.
Per un certo periodo ha avuto la “Corrispondenza” de “II Giornale d’Italia” diretto allora da Virginio Gaida che non disdegnava di pubblicare alcuni suoi elzeveri.
Ha ricevuto dall’Unione culturale Calabrese diversi riconoscimenti e diplomi, (premi nazionali edizioni: 1972, 1973, 1974, 1976). È stato attivo collaboratore di “Calabria letteraria” con la pubblicazione di interessanti articoli di carattere storico ed archeologico.
Si è dedicato anche alla pittura componendo numerosissimi quadri ad olio, a pastello e ad acquarello aventi prevalentemente soggetti paesaggistici e floreali. Anche in questo campo ha avuto molti riconoscimenti ufficiali. La sua modestia era tale che non ha mai consentito l’organizzazione di esposizioni o mostre. Tutte le opere sono state regalate ai figli ed agli amici.
Appassionato ricercatore, ha collezionato numerosi reperti Archeologici donati al Comune di Curinga perché vadano ad arricchire il Museo Comunale del costume di prossima apertura negli appositi locali messi a disposizione dall’amministrazione Comunale per l’interessamento determinante dall’attuale Sindaco Cavaliere Domenico Calvieri. Cesare Cesareo

Don Antonio Bonello

Don Antonio Bonello (Parroco)

Don Antonio Bonello Parroco di Curinga.


ANTONIO BONELLO è nato a S. Pietro a Maida l’8-3-1916 da famiglia povera: il padre era « contadino adusato alla fatica » e prestava « opera bracciantile, scarsamente retribuita ».
Ordinato sacerdote il 20-7-1941, si occupò del Seminario Vescovile di Nicastro fino al 1943, quando fu nominato Cappellano Maggiore della Chiesa Cattedrale di Nicastro. Dal 1945 è Arciprete di Curinga, ricoprendo simultaneamente e per diverso tempo l’Ufficio di Vicario Foraneo.
Pastore zelante, sempre sulla breccia, contro usi ed abusi non cristiani, anche se spesso richiamantisi al cristianesimo, ha dimostrato un polso fermo che nasconde un cuore di padre. Questo cuore paterno svela tutto il suo amore nella grande tenerezza verso « i piccoli » e i bambini. Per questi ultimi ha voluto l’asilo infantile che ha mandato avanti sino a quando non è stato costretto a chiuderlo per mancanza di fondi. Particolare cura ha dedicato alla Chiesa Matrice che ha voluto ricca di marmi e di sculture e dotata di ampio salone. Diligente riorganizzatore dell’archivio parrocchiale, dallo stesso archivio, dagli studi e dai viaggi ha raccolto preziose notizie ed osservazioni, alcune allo stato di semplice raccolta, altre già sistemate in validi scritti, ancora purtroppo inediti. Di Antonio Bonello viene dato finalmente alle stampe almeno il presente volume. Nella premessa l’autore scrive: « Ho fiducia negli altri, perciò mi addentro nel buio ». In questo buio, non solo storico, egli ha acceso una luce, ha tracciato delle piste, non solo perché nel testo passato e presente si compenetrano e si illuminano reciprocamente in una visione cristiana della storia in cui la presenza della Provvidenza non solo non esclude, ma implica l’impegno dell’uomo per la redenzione di uomini e realtà, ma anche perché scopre la direzione del cammino di una vita sacerdotale donata come presenza educante ad una fede incarnata. Di ciò sono testimonianza eloquente la medaglia d’oro consegnatagli al termine della lunga attività di insegnante e le moltissime lettere, piene di stima e di affetto, inviategli da ragazzi in ospedale in occasione di una sua recente malattia. Sono semi che don Antonio continua a spargere a larghe mani nella speranza di una messe feconda.


Don Natale Colafati