GLI ANNI ’60

GLI ANNI ’60

Gli anni ’60 sono stati anni importanti per Curinga perché vengono segnati passi decisivi verso un miglioramento culturale, sociale e civile dell’intera sua popolazione.

Attraverso la “Scolarizzazione di Massa” avvenuta con l’instaurazione in Curinga della Scuola di Avviamento Professionale (attuale Scuola Media ) si è segnato un momento importante perché si è dato modo alla popolazione intera una possibilità in più, quella di potersi erudire.

Oggi si può affermare con tranquillità che questa possibilità è stata sfruttata in pieno in quanto, molti attuali professionisti nei vari settori e per varie discipline, provengono proprio da quel momento culturale decisivo formatosi negli anni 60 attraverso la Scuola.

Si è saputo far coesistere esigenze e maturità diverse in un ambiente Scolastico sereno che ha smussato rivalità tra ceti sociali diversi, nonché rivalità di “Rione” che, negli anni precedenti avevano diviso la Popolazione di Curinga.

Si è riscoperto attraverso la Scuola il piacere di stare assieme e di competere per obiettivi più alti. Si sono capite meglio le nostre vere condizioni sociali e si è potuto uscire da certe situazioni di povertà culturale attraverso lo studio e l’informazione.

Momenti aggreganti che hanno reso il futuro di un paese più roseo dal momento che, attraverso la “Cultura” anche la sua economia ne ha subito miglioramenti e trasformazioni.

Se la Popolazione di Curinga era divisa dal punto di vista religioso attraverso le Congreghe Ecclesiali e da quello Politico dai Partiti Politici, così come diviso era per le “Bande Musicali” in auge in quel periodo in Curinga, veniva invece accomunato dalle attività  Scolastiche e dalle attività Sportive portate avanti attraverso la Squadra di Calcio del paese.

Era questa la vera “Squadra di Tutti” perché attraverso essa la popolazione riusciva a vivere momenti di aggregazione e di riscatto nonché sensazioni di entusiasmo e di “Vittoria”.

Le partite venivano preparate dai Dirigenti, Tecnici e giocatori sotto l’aspetto agonistico ma, anche il popolo preparava la sua partita perché non pochi erano i gruppi che, con la scusa di questa, sfruttavano l’occasione durante il suo svolgimento per “Mangiare e Bere abbondantemente ” ai bordi del terreno di gioco esultando ed imprecando spesso in tempi e modi poco attinenti con ciò che stava avvenendo in campo (momenti di vera vita comunitaria e abitudini che, ancora oggi si perpetuano).
Negli anni ’50 inizio anni ’60 ,mentre la prima squadra mieteva ottimi risultati sui campi di gioco dove la vedevano protagonista, cominciavano ad emergere i nuovi giovani del futuro calcistico della squadra calcio Curinga.

Ben guidati e ben educati sportivamente da un grande appassionato di calcio “Giuseppe Currado” soprannominato scherzosamente e non a caso “il Commissario” si forgiavano nello stadio di Curinga i nuovi elementi che costituiranno poi la forza portante della prima squadra per tutti gli anni ’60.

 Era la squadra costituita da un ottimo Portiere “Gugliotta Antonio” (che farà come vedremo buona carriera calcistica), buoni difensori come De Dato Pietro, De Dato Francesco, Monteleone Giacomo, Gallo Alessandro (poi emigrato) e Bono Nicola. Centrocampisti discreti ma ancora in “erba” come Lo Russo Vincenzo, Farina   Michele, Russo Palmiro, Jelapi Pasquale (uno dei pochi che sapeva cavarsela egregiamente anche di sinistro). Velocissimi attaccanti come Adamo Giuseppe e Gaudino Ernesto, rincalzi ma non troppo come Gullo Giuseppe, Fruci Giovanni e Bruno DeCicco (emigrato poi a Bra in provincia di Cuneo).

Sono nomi che, negli anni a venire, si ritrovano tutti, o quasi tutti, nella  prima squadra.
Dalla foto che riporta quasi tutti questi giocatori or ora elencati, si può notare come le attrezzature sportive usate erano le più rudimentali: un pallone di forma non perfettamente sferica, pantaloni lunghi che, arrotolati per l’occasione diventavano pantaloncini da gioco, scarpe di uso normale che costituivano (una volta tolti) i paletti della porta di gioco e infine maglie e canottiere che a fine partita diventavano asciugamani per pulirsi e asciugarsi dal sudore.

Qualcuno, per risparmiare le scarpe, usava toglierli per giocare completamente scalzo (era il caso dei fratelli Anello) sopportando stoicamente anche le punture più atroci di spine che si trovavano disseminati un po’ dappertutto sul terreno di gioco.

Altri preferivano sostituire gli stessi con 4 o 5 calzini per piede che sicuramente era più facile reperire anche perché le “Mamme” del tempo ,usavano ancora costruirle in prima persona ai “ferri” così come riuscivano pure a realizzare maglie e maglioni in cotone o in lana.

Erano certo tempi difficili per tutti, ma sicuramente tempi di serenità civile e di spensierata giovinezza.