Teresa Augruso
Teresa Augruso
Teresa Augruso Nella nostra città sono vissuti, in tutte le epoche, grandi personaggi nei più svariati campi della vita e della cultura. Purtroppo molti di essi sono passati in silenzio, senza che umanamente si tributasse loro il giusto riconoscimento. Qualcuno è scivolato nel
“dimenticatoio”,qualcun’altro è stato apprezzato e valorizzato solo da pochi, altri — i più fortunati —sono stati rivalutati a distanza di tempo, dopo la morte che non ha reso giustizia ai loro meriti sia morali che intellettuali. È l’esempio di Teresa Augruso che definire semplicemente poetessa potrebbe risultare diminutivo, considerate le molteplici virtù che la spinsero a cimentarsi in numerose attività culturali e didattiche. A distanza di oltre un quarto di secolo dalla sua morte,si sta riscoprendo e in buona parte scoprendo il grande bagaglio di opere e composizioni realizzate in oltre cinquant’anni di vita artistica. Teresa Augruso nasce a Curinga il 1 ° Gennaio 1897 da padre curinghese e madre napoletana. Ha una fanciullezza serena e felice, trascorsa assieme ai suoi genitori e ai suoi fratelli (due maschi e tre femmine). Frequenta le Scuole elementari nel paese natio, e quelle Superiori a Catanzaro dove è ospite nella casa di Contrada Campagnella di una sua compaesana che, nei suoi scritti, descrive come “amorevolmente severa” . Si diploma giovanissima in magistero e, a soli diciassette anni, vince il concorso per il quale è assegnata alla Scuola di Acconia di Curinga. In quegli anni conosce e si lega sentimentalmente al sottotenente Aquilino Serra, reduce della Grande Guerra (del celebre reparto Arditi d’Italia) che sposerà nel 1920. A seguito della richiesta di trasferimento, le I viene assegnata la cattedra presso la scuola dell’Annunziata nell’omonima frazione di Nicastro. Successivamente passa al I Circolo didattico con sede nell’edificio scolastico «Magg. Raffaele Perri», dove resterà maestra fiduciaria per tantissimi anni. Per due anni consecutivi frequenta a Roma dei corsi nazionali di ginnastica ai quali fa seguito l’incarico di insegnante di Educazione Fisica per tutte le Scuole secondarie inferiori e superiori della città. Ciò le permetterà di insegnare contemporaneamente sia nelle “elementari” che nelle “medie superiori” anche oltre il normale orario di lezione. Negli anni Venti organizza una piccola compagnia teatrale portando in scena le operette «Casa Pierrot», «Mascotte» ed altre ancora. Fin da ragazza a Curinga — dove frequentava Casa Bevilacqua, cenacolo di cultura e di teatro — si cimentò in lavori di rappresentazione delle opere di Moliére, Goldoni e Pirandelìo. Negli anni di insegnamento la sua abitazione, nelle ore pomeridiane, diventava anch’essa centro di cultura e di studio: prestava infatti gratuitamente lezioni private a quasi trenta bambini per l’ammissione alle scuole medie. Fu segretaria dell’Associazione religiosa S. Vincenzo De’ Paoli, e Crocerossina volontaria. Preparava sovente dei saggi ginnici curandone, oltre alla parte tecnica, anche la coreografia. Era una donna instancabile ed eclettica sotto tutti i punti di vista. Si interessò sempre di lettere e di varie discipline del sapere: si ricordano in proposito alcune sue conferenze di carattere scientifico nel salone municipale di Nicastro. Disegnava alla perfezione e sapeva scrivere in modo brillante e piacevole. In merito svolse un’intensa attività pubblicistica su riviste quali Calabria Letteraria, cimentandosi sull’analisi critico – letteraria degli scrittori calabresi. Fu redattrice di Rassegna Calabrese, e articolista dell’Arca di Piacenza e della rivista americana Divagando New York. Alcune sue recensioni apparirono sul Tempo, sul Roma e sul Messaggero. Nel lontano 1939 diede vita al gruppo folkloristico di Nicastro di cui divenne pure direttrice artistica e autrice di canti, musiche e scenette. In particolare, del suo repertorio, vanno menzionati due opuscoletti contenenti canzoni, tradizioni e un’attenta descrizione
del costume nicastrese. Nel 1950, si trasferisce temporaneamente a Roma dove insegna in S. Cesario e in Zagara lo. Ben presto farà definitivo ritorno nella sua amata Nicastro dove le viene assegnata una cattedra presso la Scuola elementare di S. Teodoro. Ivi resta sino alla fine della sua carriera didattica, anche quando si rende libero un posto presso il rinomato Istituto “Magg. Raffaele Perri”. Si dedicò alacremente alla ricerca culturale e storica di questa parte vecchia di Nicastro, per lei ricchissima di fascino. La sua vena poetica fiori e si consolidò in poesie in lingua, e — nella maggioranza — in vernacolo. Scrisse in proposito una raccolta di poesie dal titolo Canto degli Alberi. Nello stesso periodo “inventa” un espediente didattico per l’apprendimento facilitato delle tabelline pitagoriche che le verrà brevettato. Le sue canzoni e suoi inni riscuotono molti successi e vincono parecchi concorsi scolastici e non, fra i quali va ricordato quello postumo del 1981 ad Assisi in occasione della 19a edizione nazionale per le scuole medie “Ragazzi in gamba d’Italia”, con la canzone Pirò Bonasera ‘Ntoniuzza, che conquista il primo premio. Mai la sua anima si fece arida o assente dinanzi alle voci e ai problemi altrui che travagliano l’esistenza dell’uomo. «Non volere anima mia sentirti arida spugna in petto rude» recita nella poesia Non volere premiata da Carrieri. Memorabile la bellissima poesia “Povere Gocciole” dedicata a Franco Berardelli. I suoi scritti in lingua dialettale cantano l’animo della gente di Nicastro, la gioia di vivere e l’amore della gente di Nicastro, tutto della sua Nicastro, che lei chiama “sua seconda culla del cuore”. Teresa Augruso va ricordata come docente che anticipa i tempi: basta citare la Tavola Totodita per rendere più piacevole e facile l’apprendimento. Dei suoi espedienti didattici si trova larga traccia nell’Enciclopedia Fabbri ed in altre opere didascaliche. Lo studioso di storia locale Don Pietro Bonacci nei suoi libri sostiene che l’ultima vera poesia dialettale nicastrese è quella di Teresa Augruso, mentre Giuseppe Marzano l’annoverava già nel 1954 tra i maggiori scrittori calabresi. Credeva fermamente nei valori della famiglia, e nei principi religiosi, umani e nazionali: sentimenti che affiorano con calore e passione nei suoi studi sugli usi e costumi calabresi. Ricevette numerose lettere di compiacimento da parte del Provveditore agii Studi e della Direziona Generale delia Scuola elemen-tare; a proposito di quest’ultima ella scrive: «La scuola elementare è, nella nazione, un dolce assillo a cui nessun cittadino può sottrarsi e per cui “molti” dedicano, in caro affanno, tutta una vita, intera!» Purtroppo la morte la colse nel pieno della sua maturità umana ed artistica, in Nicastro il 21 Novembre del 1968 all’età di 71 anni. Delle sue poesie e dei suoi scritti (oltre cento lavori) in vernacolo e in lingua, si stanno preparando delle raccolte di prossima pubblicazione, nell’auspicio che l’unanime apprezzamento giunga per questa illustre nostra concittadina
Di “Adelaide Serra”
STORICITTA’ (Marzo 1994)