Don Elia Pallaria
Scheda completa di: D. Elia Pallaria
D. Elia Pallaria Non so perché, ma un giorno, circa due anni prima della sua morte, D. Elia Pallaria mi avvicinò con un atteggiamento piuttosto impacciato che nascondeva la sua timidezza e mi chiese, sottovoce, se poteva farmi vedere qualche sua poesia.
Dopo circa un mese mi consegnò tre fogli con due poesie dialettali e una in lingua, pregandomi di esprimere il mio giudizio, se erano o meno degne di essere pubblicate. Passarono due mesi e D. Elia attese, senza sollecitare una risposta, e, quando lo incoraggiai perché le pubblicasse, sorrise, agitò tutta la sua persona con un movimento a dondolo e una luce gli illuminò gli occhi. Quelle tre poesie erano delle perle, specie le due dialettali. Peccato che non ci siano nel presente volume.
D. Elia avrebbe voluto che mi incaricassi io della pubblicazione… non osò o non ne ebbe il tempo?
È solo questo che mi abilita a scrivere queste note.
D. Elia Pallaria nacque a Curinga il 27/1/1912.
Fu ordinato sacerdote il 29/6/1937 e, dopo una permanenza nella solitària Martirano, fu parroco nomade a Bianchi (1942-45), Accaria (1945-53), Amato (1953-70), Acconia (1970-81), rimanendo ininterrottamente dal 1945 padre spirituale della Congrega del Carmine in Curinga, quasi cordone ombelicale che lo teneva avvinto alle sue origini da cui non seppe o non volle mai sradicarsi. Se ne andò silenziosamente il 22/12/1981.
Un poeta, nella misura in cui è tale, denuda se stesso, pur nella trasfigurazione artistica, anche quando si riveste di forme classicheggianti o di ironia dialettale.
Come potrebbero delle semplici note pretendere di schiudere gli orizzonti di un tempo chiuso; di rassicurare il cuore Impaurito nella bufera o di riscaldarlo nel gelo di dicembre; di accompagnare la solitudine delle ore, dei giorni, degli anni, mentre è pesante l’erta salita; di dare risposte mentre profonde rughe si scavano nell’anima tra contrastanti sentimenti, troppo intensi per non essere riconosciuti, ma mai pienamente accettati?
E tuttavia nel suo cuore di perenne bambino, capace di estasiarsi davanti a semplici gioie e bisognoso di dimensioni autentiche, brilla la luce della fede che si schiude in preghiera:
Inondami o Signore, de la tua calda luce, sì che intera, e ognor presente, io veda l’effimera realtà, che il cuor invaga.
Sicuro, dietro il tuo lume, il mio passo proceda.
Don Natale Colafati