Introduzione – E quando. . .
Aneddoti e Storie Nascoste
Inizia una nuova sezione del nostro sito che propone storie e personaggi poco noti nella comunità curinghese quasi sempre trascurati e sottovalutati.
Sono personaggi che sono apparsi, hanno vissuto la loro vita all’interno di questo paese, hanno operato e contribuito al benessere dello stesso, ed in punta di piedi ed in modo non palese, hanno lasciato la loro impronta con il loro sapere e con i loro aneddoti.
Le storie iniziano sempre con “E quando. . . ” che costituisce l’input da cui partono e che vengono riportate in questa piccola raccolta che, bene o male, direttamente o indirettamente coinvolgono personaggi curinghesi o da protagonisti o da spettatori delle storie raccontate.
Alcune di queste storie riguardano il periodo anni 1950 – ‘60 per cui, tutto ciò che rappresento e che ricordo, fa parte di una realtà in parte vissuta e di una verità certa venuta fuori da appropriate ricerche.
Ce ne sono altre di storie che hanno avuto necessità di essere ricomposte con accuratezza e che quindi hanno richiesto maggiore attenzione e più approfondita ricerca nel comporre il puzzle finale.
In quest’ultimo caso, non si è trattato di andare alla ricerca di carte scritte o di consultare archivi particolari, ma piuttosto di conversazioni amichevoli mirate, con persone anziane, ma navigate alla vita, per potere carpire ciò che palesemente, non veniva mai detto e nemmeno fatto intendere.
Solo frasi da meditare, solo gesti da interpretare e, soprattutto, racconti apparentemente rivolti a persone ignote, ma che alla fine nascondevano proprio quei personaggi facenti parte delle ricerche.
Un lavoro certosino, ricomposto tessera dopo tessera, per risalire alla fine a storie nascoste nel tempo, soprattutto agli occhi più ingenui, dei più giovani e alla società circostante che, di storie nascoste e di eventi scandalistici, ne faceva il passatempo preferito per una vita che poco offriva.
E di queste storie se ne sentiva parlare sottovoce dal Barbiere o dal Calzolaio o dall’amico Sarto dove, nei pomeriggi invernali, soprattutto, ci si riuniva dopo una giornata di altro lavoro, per raccontare e raccontarsi, ma anche per apprendere quelle notizie che oggi, a livello nazionale vengono definite “di gossip”, ma che a livello locale ne costituivano il verbo del popolo, il suo passatempo non appreso dai giornali, ma semplicemente divulgato col passa parola.
“Lu sai ca . . . “, “Lu sapisti ca . . . “, “Lu vidisti arzira . . . “, “Ggha Mastru Giuanni ntisi dira ca . . . “.
Erano queste le forme usate per introdurre od esporre una storia o una notizia che si riteneva potesse interessare gli auditori del momento, e quando era presente un familiare o una persona coinvolta nella storia, si inventava al momento un altro nome fittizio, un altro luogo di ambientamento che non fosse il paese, fingendo di parlare di tutt’altro che di personaggi del posto.
In ultima analisi, quando ad essere presenti erano ragazzi ancora minorenni e non avvezzi a certi discorsi, ci si inventava la scusa di qualche incombenza da fargli svolgere proprio in quel momento, che poteva essere una brocca d’acqua da riempire a Tre Canali, o un sigaro da comprare al Sali e Tabacchi.
Ed i personaggi che raccontavano e che ascoltavano, il giorno dopo, si ritrovavano in altre botteghe del luogo per ampliare ed estendere il discorso del giorno prima, con l’aggiunta inevitabile di qualche altro particolare, e una ricostruzione sempre più ampia e sempre più colorita, evidenziando soprattutto l’aspetto comico, o serioso della situazione.
E a questi discorsi, a queste critiche, non sfuggiva nessuno perché, prima o poi, a rotazione, sarebbe arrivato il turno di tutti.
Il Muro del Passo, per Curinga, era un luogo tipico ed ideale per uno scambio di notizie di “gossip”, soprattutto perché non necessitava guardarsi alle spalle vista la posizione dei sedili e quindi si poteva, senza timore alcuno di potere essere ascoltati, esporre l’argomento, spettegolare e costruire di fantasia senza essere contraddetti.
Bastava, a volte, il passaggio in piazza di un determinato personaggio, di una determinata persona, ragazzo o ragazza che fosse, per dare il via a storie che spesso, di verità ne contenevano ben poca.
Ma era purtroppo questo il modo di apprendere, era questo il modo di forgiarsi alla vita e di venire a conoscenza di “verità nascoste” che, diversamente sarebbero svanite nel nulla con la morte degli stessi personaggi.
Questo ho cercato di fare nelle mie ricerche, discutendo e conversando con chi, la vita, la aveva vissuta.