Il Duomo
Ecco la Chiesa Matrice, imponente nell’aspetto e dedicata a Sant’Andrea Apostolo Patrono di Curinga.
Le notizie di Archivio fanno risalire la sua costruzione al 1600 mentre nel 1769 esisteva di certo la Chiesa di Sant’Andrea.
Fu distrutta dal Terremoto del 1783 e poi ricostruita dai Curinghesi devoti a Sant’Andrea che, anche in questo caso, con una catena umana lungo il tratto che risale dal fiume fino alla Chiesa e col “passamano”, hanno provveduto alla bisogna del materiale di costruzione. Sono stati Parroci per questa chiesa l’Arciprete Bianca e Don Antonio Bonello che, con amore arricchì gli interni di marmi pregiati e di sculture di notevole importanza.
Di recente è stato il Parroco Don Leonardo Diaco a rinnovare e far restaurare gli interni cercando anche di riportarli all’antico aspetto (modificati da un precedente restauro).
Non è stato effettuato il preventivato restauro della facciata in quanto trasferito per decisione da parte del Vescovo Mons. Luigi Cantafora di Lamezia Terme, curia della quale Curinga ne fa parte.
Chiesa matrice
Alcuni studiosi sostengono che la dedica del tempio al Principe degli Apostoli, non è che una pura conseguenza del fatto che i lacconesi profughi hanno rinnovato il titolo di una loro chiesa esistente in Acconia e abbandonata.
Dall’archivio parrocchiale risulta: «fu eretto nel 1600» e nel 1769 esisteva la chiesa parrocchiale di S. Andrea. Dopo il terremoto del 1783 fu ricostruita. La pietra e la sabbia sono state portate dal fiume Turrina con un sistema molto pratico: centinaia di persone si sono disposti “a catena” lungo il tratto che dal fiume va fino all’erigenda chiesa e col “passamano” hanno provveduto alla bisogna.
Attualmente nell’ interno del Tempio a tre navate esistono opere tra cui ricchi ed artistici altari in marmi pregiati con analoghe antistanti balaustre. Pergamo, battistero e pila per l’acqua santa in marmi policromi.
Tutte le opere marmoree sono istoriate con eccellenti sculture di stile lassico. Nella navata sinistra vi è un quadro ad olio raffigurante S. Antonio di Padova circondato da gigli, opera ben curata dai colori dolci di vera ispirazione mistica; è opera del pittore professore Giorgio Pinna da Nicastro.
La facciata: in origine presentava i quattro ordini di architettura classica secondo la scuola di Giacomo Barozzi, detto il Vignola, gloria dell’architettura nazionale.
Infatti su basi di pietra da taglio poggiava il primo ordine «Dorico» al quale era sovrapposto il «Corintio», il «Composito», lo Ionico; il tutto sormontato da timpano con relativo cornicione.
Nel 2008 ha subito un intervento di reauro interno e di soffittatura.